Parole da mettere in pratica?

Commento alla liturgia della Domenica a cura di Giulio Michelini VII Domenica del tempo ordinario - anno C

Dopo le beatitudini, abbiamo questa domenica le parole di Gesù pronunciate durante il discorso in pianura secondo Luca. Stiamo andando al cuore del discorso del Maestro, dove predomina l’etica dell’amore: l’amore per i nemici, il donare gratuitamente, il non giudicare, il porgere l’altra guancia. Le parole di Gesù sono state interpretate durante i secoli nei modi più svariati: letture allegorica, escatologica, fondamentalista, sociologica…, molte di queste letture sono poi risultate infondate. Due correnti di pensiero sono particolarmente interessanti per il nostro discorso. La prima cattolica, l’altra protestante.

Nella storia dell’interpretazione cattolica del discorso della montagna e delle parallele parole di Luca, ha avuto fortuna quella – consolidatasi nel medioevo – che presentava due livelli di adesione a Gesù Cristo e alle sue parole. Per alcuni, si pensava, è possibile vivere le esigenti parole del Maestro: ma possono farlo se si ritirano dal mondo, mettendo così volontariamente in pratica i consigli di Gesù, dati però non a tutti, ma solo ad alcuni “chiamati”; per altri, invece, la massa dei battezzati, soltanto alcune parole del discorso della montagna venivano ritenute obbliganti, i precetti.

Questa posizione viene standardizzata da Tommaso d’Aquino, per il quale “tutti sono chiamati a vivere secondo i precetti o i comandamenti necessari alla salvezza; un certo numero, chiamato allo stato di perfezione, è invitato a seguire i consigli evangelici che il Signore ha aggiunto ai precetti della Legge; i comandamenti implicano un obbligo, i consigli sono lasciati alla libera opzione” (Dumais). Questa interpretazione però non era diffusa, sembra, nei primi secoli della cristianità, dove invece si credeva che le esigenze del discorso della montagna si rivolgessero a tutti e da tutti potevano essere vissute. A questa comprensione delle parole evangeliche si può agganciare quella della cosiddetta “ortodossia luterana”.

Qui nasce una estremizzazione dell’atteggiamento nei confronti del discorso della montagna: la “teoria dell’inattuabilità” (Jeremias). Le parole di Matteo e di Luca della montagna (pianura) non si possono mettere in pratica fedelmente, così come la Legge dell’Antico Testamento non può essere attuata fino in fondo. Ma perché allora Gesù avrebbe detto ai discepoli quella parola che chiede di amare i nemici, di porgere l’altra guancia, ecc.? “Affinché ciascuno, volendola seguire, faccia esperienza della sua condizione peccatrice e, messo in questo modo alle strette dalla disperazione, si apra per mezzo della fede alla grazia che salva” (Dumais). Insomma, un’etica impraticabile per principio. Cosa può aver portato, da una parte, a credere che Gesù non si rivolgeva a tutti, ma solo a pochi (distinzione tra precetti e consigli), e, dall’altra, a pensare che il discorso della montagna fosse inattuabile? Forse un denominatore comune c’è: che sia la paura di metterlo in pratica o il prezzo da pagare per farlo? Meglio “smontarlo”, in qualche modo velato (non “vale” per tutti), o anche esplicito (non si può vivere).

Giustamente all’interno del protestantesimo reagisce Dietrich Bonhoeffer. Martire del nazismo, commenta in Sequela il discorso della montagna, arrivando a scrivere: “Chi usa la Parola di Gesù diversamente che agendo, dà torto a Gesù, nega il sermone sulla montagna, non mette in atto la sua parola. Dal punto di vista umano ci sono infinite possibilità di intendere e di interpretare il sermone sulla montagna. Gesù conosce una sola possibilità: andare e obbedire”. Le parole del teologo riformato interrogano ancora oggi la nostra coerenza e ci sfidano. Il discorso della pianura di Luca si può mettere in pratica, non grazie alle nostre capacità, ma con l’aiuto di Dio.

L’etica cristiana è praticabile, purché tenga al centro la grazia. In questo senso si apre la celebrazione eucaristica di questa domenica, pregando con la preghiera colletta: “Padre clementissimo, che nel tuo unico Figlio ci riveli l’amore gratuito e universale, donaci un cuore nuovo, perché diventiamo capaci di amare anche i nostri nemici e di benedire chi ci ha fatto del male” (Secondo formulario).

AUTORE: Giulio MIchelini