Pellegrinaggio di Pace e Verità

Una recente serie di articoli comparsi sull’Osservatore Romano dimostra quanta attenzione ci sia nella Chiesa nei confronti del grande evento che si terrà il 27 ottobre ad Assisi

Come tutti sanno, Benedetto XVI il prossimo 27 ottobre si recherà ad Assisi per celebrare il 25° anniversario della famosa Giornata di preghiera dei rappresentanti delle religioni mondiali per la pace. Dopo l’annuncio di questa celebrazione, sono state fatte alcune precisazioni: in particolare, che non si tratta di una semplice celebrazione rievocativa, ma di un incontro in qualche maniera diverso, se non altro per l’allargamento dell’invito a rappresentanti della cultura non credenti, appartenenti a quel ceto di intellettuali che si pongono interrogativi sulla fede senza peraltro aderirvi esplicitamente. Questa categoria di persone, più numerosa di quanto si creda, è stata descritta idealmente da Benedetto XVI nell’espressione biblica di coloro che frequentano il “Cortile dei Gentili”: non sono dentro al Tempio, ma non sono neppure lontani, e possono percepire qualche eco che giunge dall’interno e provare forse anche un sentimento di attrazione. Su questo prossimo evento in pochi giorni, a ritmo ravvicinato, si sono espressi sul quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano, quattro importanti cardinali: Bertone, segretario di Stato vaticano, Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani. Questi interventi indicano la presenza negli ambienti della Santa Sede, e in generale qua e là nella Chiesa, di un’attenzione verso la Giornata di Assisi, unita alla preoccupazione che l’evento non dia adito ad equivoci ed interpretazioni scorrette. È noto a tutti quanto sia attuale il pericolo del relativismo e del sincretismo, che Ratzinger, prima ancora di essere Papa, già considerava come una delle forti tentazioni del mondo contemporaneo. È in questa linea che va inteso il titolo che Benedetto XVI ha scelto: “Pellegrini della verità – Pellegrini della pace”. Il card. Bertone, nel suo articolo (O.R. 3 luglio), che porta il titolo “Da Assisi 1986 ad Assisi 2011, il significato di un cammino”, ripercorre la storia dell’iniziativa, il contesto in cui è sorta e le ragioni che hanno sostenuto il beato Giovanni Paolo II a volerla realizzare con tenace determinazione. La ragione prima e fondamentale, che si situa nell’anno che l’Onu ha dedicato alla pace, è detta così nell’omelia del 25 gennaio 1986 nella basilica di San Paolo fuori le Mura: “La Santa Sede desidera contribuire a suscitare un movimento mondiale di preghiera per la pace, che, oltrepassando i confini delle singole nazioni e coinvolgendo i credenti di tutte le religioni, giunga ad abbracciare il mondo intero”. Nell’articolo del card. Levada (O.R. 6 luglio) si va oltre e si cercano le ragioni teologiche che spingono all’incontro, e nello stesso tempo ne delineano i confini e i pericoli. Si pone l’interrogativo diretto: “Perché mai, se [Ratzinger] era tanto attento ai possibili fraintendimenti del gesto del suo beato predecessore, Benedetto XVI ha ritenuto opportuno recarsi ad Assisi in occasione di un nuovo incontro per la pace e la giustizia nel mondo?”. Il Cardinale risponde già nel titolo dell’articolo: “Le ragioni della pace e l’unico Logos”, citando abbondantemente nel testo la prima enciclica di Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, in cui si afferma Cristo unico redentore dell’uomo. Altro articolo sulla stessa linea appena uscito (O.R. 7 luglio) del card. Kurt Koch, di cui daremo notizia in seguito. Come si può vedere, l’attenzione è ai massimi livelli. Forse anche in Umbria e ad Assisi, la terra che ospita l’evento, si potrebbe sviluppare un riflessione approfondita in preparazione dell’evento, perché non ci trovi solo spettatori passivi.

AUTORE: E. B.