“Per chi crede in Cristo nessun uomo è irrecuperabile”

Dopo la tragica vicenda di Passaggio di Bettona la lucida e calda parola di don Pierino

Dopo i luttuosi fatti di droga che hanno scosso la comunità di Passaggio di Bettona, in paese è arrivato, a lenire l’angoscia e a ridare speranza, don Pierino Gelmini, noto fondatore e guida carismatica delle comunità “Incontro” per il recupero dalla tossicodipendenza. In un duplice appuntamento organizzato mercoledì 4 marzo dal parroco don Enrico Rotati, don Gelmini ha incontrato dapprima il personale educativo che opera sul territorio (la dirigente scolastica Giulia Cimino e membri del suo corpo docente); poi, dalle 20.30, ha avuto modo di parlare al vasto uditorio raccoltosi presso il teatro Excelsior. Tanti erano i giovani, anche in età adolescenziale, provenienti da tutti i comuni circostanti, attratti dalla fama del sacerdote di Amelia e desiderosi di ascoltare il suo parere sul triste episodio in cui ha perso la vita Francesca, ragazza che loro conoscevano. Don Gelmini non ha risparmiato durezze, sorprese, rivelazioni, com’è nel suo stile. Si è pronunciato con fermezza contro il permissivismo, contro la cattiva informazione dei media che a suo avviso troppe volte trattano con incompetenza la materia, contro le proposte di liberalizzazione delle droghe leggere e di somministrazione controllata di quelle “pesanti”. Ha detto: “La legge, anche se non ha potere di cambiare le coscienze, crea costume sociale. Un giovane, in regime di legalizzazione, potrebbe dire un giorno ai genitori: ma cosa volete da me? La legge me lo permette”. Inoltre – sostiene don Gelmini – è misura vana l’adozione del metadone da parte dei Servizi di Tossicodipendenza delle Asl (Se.R.T.). In proposito don Pierino ha chiamato a testimone un ragazzo uscito con successo da una comunità “Incontro” e che ora è a sua volta un operatore dell’Ente, perché raccontasse come con il metadone si è costretti ad alzare continuamente le quantità del dosaggio, senza mai risolvere il problema della dipendenza. Allora cosa propone don Gelmini? L’imposizione, al tossicodipendente, di un regime di vita certamente comunitario ma anche improntato ad una eccezionale semplicità e ad un ordine rigoroso; il lavoro, e specialmente quello agricolo, in vista di un autoconsumo che costringe a responsabilizzarsi; infine, ciò che egli chiama “cristoterapia”, cioè l’avere fede e coraggio, e il raccogliersi del gruppo in momenti di preghiera, nei quali, anche, possano venire a galla i problemi insoluti dei ragazzi in terapia. “Io credo nella cristoterapia – ha detto con un guizzo don Gelmini – e penso a quando Cristo disse: andate e dite che gli storpi camminano”. Poi ha spiegato: “Nessun uomo è irrecuperabile; irrecuperabile è parola che condanna, è un marchio definitivo che rende le persone schiave, cioè senza voce”. Ma don Pierino ha cercato di non dimenticare il caso di Bettona: ha avvertito che è ormai frequente tra ragazzi organizzare, con il coinvolgimento anche di consumatori non abituali, delle serate “condite” con stupefacenti, e che è sciocco pensare che i cosiddetti “normali” e “per bene” non cadano nel tranello. Egli teme, poi, che le morti di Bettona siano collegate al recentissimo arrivo dalla nostre parti d’una tremenda “eroina rosa” proveniente dall’Indocina. Shock, dunque, da parte del pubblico, ma anche applausi, per “questo sacerdote che – come ha detto il vescovo mons. Goretti, lì presente – ha cominciato in punta di piedi” e che ora guida ben 230 comunità in tutto il mondo.

AUTORE: Damiano Frascarelli