Per Marionni “Nulla di più falso e di più antistorico”

40 Martiri / Voci negano l'atto di mons. Ubaldi di offrire la propria vita in cambio degli ostaggi

La drammatica vicenda dei Quaranta Martiri, consumata per rappresaglia dalle truppe tedesche all’alba del 22 giugno 1944, è una ferita ancora aperta. Lo conferma la partecipazione cittadina che si registra quotidianamente e non soltanto in occasione della data anniversaria presso il Mausoleo che custodisce i resti mortali e la memoria dei “martiri”.Intorno all’eccidio, conseguenza dell’odio e della guerra, c’è una tensione costante, finalizzata anche a ricostruirla in tutti i suoi aspetti la dinamica.

In questo contesto starebbe emergendo una qualche corrente, per ora in realtà assai debole, tesa a ridimensionare il ruolo del vescovo del tempo mons. Beniamino Ubaldi; un tentativo di negare lo slancio di generosità che aveva portato il Presule ad offrire la propria vita in cambio di quella degli ostaggi. Il tentativo, destinato a fare clamore, viene denunciato da Antonio Marionni, presente, quale interprete, al colloquio tra mons. Ubaldi ed il comandante tedesco svoltosi il mattino del 21 giugno presso l’albergo San Marco. Colloquio riportato nel libro di mons. Pietro Bottaccioli Beniamino Ubaldi, un Vescovo tra due età.

Riportiamo il testo integrale della dichiarazione di Marionni. “Sono trascorsi molti anni, ma il ricordo delle quaranta vittime della ferocia nazifascista rimane indelebilmente scolpito nel cuore e nella memoria del popolo eugubino. Nel commovente articolo su La Voce sono stati opportunamente ricordati quei martiri innocenti, in occasione dell’anniversario del loro olocausto, richiamando un passaggio toccante della tragedia, quando l’indimenticabile pastore, mons. Beniamino Ubaldi offrì la ‘propria vita’ per strappare la liberazione degli ostaggi. Ricordo ancora che al mio rientro in seminario (al tempo Marionni era seminarista; era stato per diversi anni in Belgio e conosceva bene il tedesco (per questo il Vescovo lo aveva scelto quale interprete n.d.c.). Raccontai il drammatico incontro nell’albergo San Marco con il capitano tedesco a mons. Baleani, allora rettore, ai professori, ai miei compagni, ai miei genitori nonché ad amici. Molti eugubini che hanno vissuto quei tragici momenti della storia di Gubbio sono ancora vivi, grazie a Dio. Siccome il tempo può deturpare la verità storica, sono stato indotto dalle motivazioni riportate nella introduzione del mio libro Il miele della vita (pagg.17-18) a fissare sulla carta, minuto per minuto, il colloquio fra il vescovo Ubaldi ed il capitano tedesco; testimonianza dell’unica persona presente all’incontro, riportata nel predetto libro, da pag. 107 a pag. 112). Mons. Pietro Bottaccioli ha registrato nel lontano 1974 la mia deposizione testimoniale, che si può rileggere nel suo volume Beniamino Ubaldi: un Vescovo tra due età (pagg. 34-35-36). Il famoso storico Giulio Bedeschi ha voluto riportare nel suo libro Fronte italiano, c’ero anch’io il racconto della triste vicenda di Gubbio (pagg. 523.524.525). Mi si potrebbe obiettare, a questo punto: ‘ma lo sappiamo, cosa c’entra tutto questo sermone?’. Allora mi spiego meglio. In occasione del 50’anniversario dei Quaranta Martiri, in un ampio dibattito alla Tv locale, spuntò qualche sorprendente e per certi aspetti deprimente affermazione, sul colloquio del nostro Vescovo con l’ufficiale tedesco. Inoltre pochi mesi fa, un altro studio di un ricercatore storico, in una conversazione informale sosteneva la tesi che il Vescovo, nel suo diario, non fa alcun accenno di aver offerto la propria vita in cambio degli ostaggi rastrellati dai nazisti. Egli andò dal truce capitano quando la tragedia si era già consumata! Nulla di più falso e di più antistorico. Ho reagito ovviamente con sdegno a tali aberranti affermazioni che, in sostanza, mi accuserebbero di aver scritto e raccontato per quasi sessanta anni una brutta favola. Non so se il vescovo Ubaldi faccia o meno alcuna allusione della sua disponibilità al martirio nel suo diario, ma conoscendo l’eccelsa figura, umile e schiva delle lodi e delle appariscenze (dimensione che richiama anche mons. Bottaccioli, che ha vissuto a fianco di mons. Ubaldi per tanti anni n.d.c.) mi sarei stupito se lo avesse scritto. Comunque non spetta a me, poiché non smentisco nemmeno una iota di quella nefasta storia, ma all’accusatore onus probandi. La modestia, l’umiltà sono state sempre le virtù caratteristiche dei grandi della storia”.

AUTORE: Giampiero Bedini