Piove in casa dei separatisti

Immaginiamoci un condominio abitato da molte famiglie su diversi piani. Come in tutti i condomini, ogni famiglia pensa ai fatti propri. A un certo punto, il signore che abita all’ultimo piano, proprio sotto il tetto, segnala che gli piove in casa. Secondo le regole, la riparazione del tetto sarebbe a carico dell’intero condominio. Ma gli altri condomini dicono a quello dell’ultimo piano: “Se piove in casa tua, è affar tuo, noi non ci stiamo a pagare la riparazione”; e siccome sono in maggioranza, l’assemblea decide che lui se la deve cavare da solo. Però c’è una ragione se la legge dice che a pagare dovrebbero essere tutti, e la ragione è che, se il tetto è rovinato, a lungo andare si rovina l’intero edificio e il danno sarà di tutti. I catalani che vogliono separarsi dalla Spagna, le regioni dell’Italia settentrionale che vogliono separarsi da quelle centro-meridionali, i “sovranisti” di diverse nazionalità che vogliono ostacolare il processo di unificazione dell’Europa, i nazionalisti di tutti i Continenti rivestono le loro pretese con motivazioni più o meno nobili, ma alla fine tutto si riduce a questo: non vogliono che i loro soldi siano spesi a beneficio di altri. Il concetto che il loro destino – al quale tengono tanto – sia legato anche a quello degli altri non li sfiora. Come non li sfiora il concetto che certi problemi hanno una dimensione ultraregionale, quindi nazionale e anzi sovranazionale, magari continentale, addirittura planetaria, e si risolvono solo se si affrontano su questa scala. C’è poi una difficoltà. Nell’esempio del condominio, una via d’uscita c’è, almeno in teoria, perché esiste una legge ed esistono dei giudici che possono farla applicare, se si hanno il tempo e la pazienza di aspettare una decisione. Nei rapporti fra le nazionalità non ci sono tribunali e, quando ci sono, non hanno strumenti efficaci per farsi obbedire. A dire l’ultima parola sarà, semmai, il tribunale della Storia. Ma le sue sentenze arrivano in genere troppo tardi, quando i danni sono già fatti e nessuno li può riparare.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani