Preti pedofili e disinformazione

puntoUn ordinario caso di cattiva informazione. Ovvero, come falsare la realtà con lo strumento apparentemente più oggettivo che esista: un filmato originale trasmesso per televisione. È accaduto un paio di settimane fa in Trentino. C’è stato un caso di pedofilia. La giornalista di una tv nazionale va sul posto a cercare informazioni. Bussa, a caso, alla porta di una parrocchia di campagna e trova un vecchio prete che non è pedofilo, e neppure omosessuale, non ha mai avuto niente a che farci e non ne sa nulla di più di quello che ne sanno tutti, cioè niente o quasi. La giornalista gli chiede che cosa ne pensi della pedofilia. Il vecchio prete neanche si accorge che quella sta filmando, e dice le prime banalità che gli vengono in mente, senza pesare le parole. Poche ore dopo il filmato è trasmesso su una rete nazionale, con commenti ipocritamente scandalizzati: il vecchio prete ha difeso la pedofilia! Ha detto che la colpa è dei bambini che provocano! La notizia rimbalza sulle altre televisioni, sui giornali e su internet; diventa un caso nazionale, persino il vescovo ci casca e vieta al prete di predicare. Per moltissima gente le frasi sconnesse rubate a un vecchio prete un po’ strambo preso alla sprovvista sono l’ennesima prova che il clero è tendenzialmente pedofilo, o comunque dalla parte dei pedofili. Ma che cosa aveva detto veramente? Aveva detto che lui non aveva mai avuto a che fare con pedofili, nella Chiesa o fuori, ma che capiva come certe cose possono succedere, perché i bambini, si sa, cercano affetto e tenerezza, e se si imbattono in qualcuno che ha certe tendenze, quello ne approfitta. Questo è tutto. Sarebbe questa una difesa, una giustificazione, una scusa della pedofilia? A me pare piuttosto come quando, nel romanzo di Umberto Eco, l’inquisitore interroga il monaco accusato di eresia: qualunque cosa quello risponda, l’altro immediatamente la rigira in modo da farla apparire come la prova di una terribile colpa. E il filmato, che sembrerebbe lo specchio della verità, diventa un veicolo di disinformazione e di calunnia.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani