Proposte e osservazioni nei gruppi di lavoro

In sintesi, i principali temi emersi alla Conferenza nazionale della famiglia

Fattore famiglia. Pensare al “fattore famiglia” nella fiscalità “per superare quelli che vengono definiti i limiti del quoziente familiare” (di cui si parla da anni, ma che rischia di favorire esclusivamente i redditi più alti). Proposto dal Forum delle associazioni familiari e fatto proprio dall’Osservatorio sulla famiglia, il “fattore famiglia” è stato al centro delle riflessioni di uno dei gruppi di discussione nella seconda giornata di lavori della Conferenza nazionale della famiglia. Il Forum delle associazioni familiari ricorda che “il fattore famiglia rappresenta uno strumento di facile applicazione, duttile e flessibile, via via migliorabile con facilità al fine di avvicinarsi sempre più all’obiettivo di far pagare le imposte in modo giusto”. Consultori. Tra le altre sollecitazioni emerse, una riforma dei consultori familiari che li renda luoghi per “proteggere la vita e la maternità”, anziché autorizzare l’aborto (Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita italiano). L’interruzione volontaria di gravidanza diverrebbe così appannaggio esclusivo di una “struttura sanitaria”, mentre nel consultorio la donna deve “essere aiutata a evitare l’aborto”. Adozioni. Sostenere le “adozioni difficili” con un contributo economico “almeno pari al rimborso spese corrisposto agli affidatari, fino al raggiungimento della maggiore età dell’adottato” è stata invece la richiesta di alcune associazioni di genitori adottivi (Anfaa-Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, Afaiv-Associazione famiglie adottive insieme per la vita, La gabbianella e altri animali) per i “genitori di minori italiani e stranieri adottati dall’età di 12 anni in poi” e per quelli di minori adottati “con handicap accertato”. Mass media. Riguardo ai media, ogni giorno “si è costretti a fare i conti con una comunicazione niente affatto attenta alle esigenze dei minori”, ha denunciato Franco Mugerli, presidente del Comitato media e minori, per il quale diventa essenziale “un approccio educativo all’uso dei mezzi” che sia “realistico, consapevole certamente del fatto che i media non sono solo strumenti, ma prima ancora un ambito culturale”. Associazionismo familiare. Una “promozione attiva” dell’associazionismo familiare “come soggetto delle politiche sociali” e una “costante ed efficace valutazione” del “processo di produzione e consolidamento del benessere delle famiglie” sono le indicazioni date da Giovanna Rossi, docente di sociologia della famiglia all’Università Cattolica e membro del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia. Meno risorse alle famiglie. Allarmanti i dati relativi ai sostegni economici per le famiglie forniti dall’economista Luigi Campiglio dell’Università Cattolica di Milano: dal 1996 ad oggi i contributi per gli assegni familiari sono diminuiti di 4,6 miliardi di euro, mentre i contributi per la maternità sono calati di 0,6 miliardi di euro. In totale, ha calcolato l’economista, è stata di 11,4 miliardi di euro in meno per le famiglie. Soldi che, secondo Campiglio, sono andati a finanziare i fondi pensione. La scelta di favorire i pensionati a scapito dei giovani e delle famiglie, per l’economista, si è avuta nel 1996 quando “sono venuti meno 4 miliardi di euro di assegni familiari”. Le risorse, dunque, “c’erano, ma hanno preso altre direzioni” e le famiglie con figli oggi, ha concluso, “stanno pagando un’imposta aggiuntiva” rispetto a quello che dovrebbero allo Stato se ci fossero politiche di equità fiscale. Incidenza della crisi. Francesco Tomasone, docente di Diritto del lavoro e della previdenza sociale alla Scuola superiore dell’economia e delle finanze “Ezio Vanoni” di Roma, ha invece denunciato “la difficoltà d’impostare interventi realmente efficaci” per difficoltà finanziarie. E “il quadro – ha aggiunto – è certamente reso oggi ancor più difficile dai problemi derivanti dalla crisi in atto e dalle esigenze di contenimento della spesa pubblica”, con il rischio “d’incidere negativamente sulle pur affermate prospettive di miglioramento del welfare familiare”.