Prostituirsi non è mai una scelta

“Stupro a pagamento”: è così che Rachel Moran, giornalista e attivista irlandese, usa chiamare la prostituzione ed è così che ha intitolato il suo ultimo libro. Le prostitute sono invece da lei chiamate “prostituite” e i loro clienti “prostitutori”. Perchè anche le parole, che hanno il loro peso, vadano a definire meglio il concetto di cui Moran è portavoce: la prostituzione non è altro che espressione di supremazia e sfruttamento da parte dell’uomo nei confonti della donna.

Approdata a Perugia lo scorso 26 maggio, la giornalista ha raccontato la sua storia e il suo lavoro al pubblico del centro Shalom in via Quieta, dove si è tenuto l’incontro. Grazie a Lista civica italiana è stato infatti organizzato un tour che ha portato Rachel Moran a toccare diverse città italiane fra cui anche il capoluogo umbro, dove a fare da partner all’evento è stata la parrocchia di Santo Spirito insieme all’associazione Papa Giovanni XXIII e al Movimento adulti scout cattolici italiani (Masci).

L’ardore con cui Rachel Moran si batte contro la prostituzione deriva da una drammatica storia personale che l’ha portata a provare in prima persona gli effetti devastanti del fenomeno, raccontati sia nel libro che nel corso dell’incontro perugino. Nata a Dublino da due genitori affetti da gravi disturbi psichici, all’età di 14 anni fugge da una situazione familiare diventata per lei troppo caotica e insostenibile. “Ho chiesto aiuto ai servizi sociali locali, ma negli anni Novanta il settore sociale irlandese non erano ancora in grado di sostenere situazioni così delicate. Noi ragazzi eravamo sbattuti da un ostello all’altro, così dopo poco me ne sono andata” ha raccontato Moran.

A 15 anni, senza casa nè denaro, Rachel conosce un ragazzo ventenne di cui si innamora e che la convince a far fortuna prostituendosi: “Di sicuro era una fortuna per lui visto che prendeva il 95% di quello che guadagnavo”. Dopo pochi mesi lei e il suo fidanzato/sfruttatore si lasciano, ma è ormai entrata a far parte di un giro da cui difficilmente si esce: “Mi considero molto fortunata per esser riuscita a cambiare vita, visto che di solito chi entra in questo mondo in giovanissima età non ne esce più, perchè crede di non poter fare nient’altro per vivere. Io invece ne sono uscita e anche da giovane, a 22 anni, in modo tale da esser stata poi in grado di ricostruire la mia vita, a partire dalla carriera scolastica”.

Rachel infatti un giorno decide da sola di non tornare più sulla strada, mossa dall’amore per suo figlio di 4 anni che stava per cominciare la scuola. Una vita, quella della madre, che non si conciliava affatto con quella della notte. Da quel punto in poi la rinascita: si iscrive all’università, diventa giornalista e fonda la Space international, organizzazione che si batte per promuovere il “modello legislativo nordico” contro il fenomeno della prostituzione.

Moran è infatti fermamente convinta che la prostituzione non vada avallata in alcun modo, tanto meno legalizzandola. Crede anche che, prima di arrivare ad un cambiamento di mentalità generale, occorra cambiare le leggi. Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, Irlanda e Canada, secondo Moran e la sua associazione, avrebbero quasi dimezzato il numero di prostitute grazie ad una legge che va a sanzionare aspramente clienti e sfruttatori. Nessuna pena invece per chi viene sorpresa a prostituirsi, ma solo percorsi di riqualificazione. “Perchè nessuna sceglie volontariamente di prostituirsi. Anche dietro scelte apparentemente autonome si nascondono storie difficili di solitudine o disagi di vario tipo”.

 

AUTORE: Valentina Russo