Province inaffondabili

POLITICA. Stop definitivo al decreto del Governo
Una seduta del consiglio provinciale di Terni

Si parla tanto di riforme che, alla fine, saltano sempre. Il taglio delle Province è stato uno scherzo? Il Governo sembrava andare avanti nella sua strada finché non c’è stato lo stop del Pdl. Il decreto legge decadrà senza essere convertito in legge, e tutto dovrebbe rimanere come prima (inclusi gli assessori provinciali che rimarranno al loro posto) e la Provincia di Terni resterà al proprio posto e saranno conservati tutti gli altri enti territoriali a rischio. In questi mesi c’è stato il trionfo delle chiacchiere e delle prese di posizione sul futuro delle Province, sono state sprecate parole e montagne di carta su improbabili riassetti istituzionali. In Umbria si è arrivati al punto di ipotizzare lo spostamento di interi territori (Foligno, Spoleto e Valnerina) da una Provincia all’altra (da Perugia a Terni) pur di salvare l’ente ternano, collegando questa opzione magari a diversi assetti sul futuro territoriale delle Asl.

L’iter parlamentare si è bloccato per la presenza di troppi emendamenti che non potevano essere affrontati rapidamente, vista la crisi politica in atto. Lo stop definitivo al decreto è arrivato nella tarda serata di lunedì 10 dicembre nella commissione Affari costituzionali, presieduta da Carlo Vizzini, che ha commentato: “Il destino di questi mesi è di perdere occasioni importanti. È stato fatto uno sforzo per trovare le condizioni complessive per approvare questo provvedimento, atteso, ma non è andato a buon fine”. Mentre il ministro Filippo Patroni Griffi ha osservato che “il Governo ha fatto quello che poteva. Oggi ha preso atto della situazione”. Terni è salva, mentre fino all’altro giorno poteva solo sperare in una deroga attraverso un emendamento in Commissione. Ha mostrato la sua delusione il presidente dell’Upi (Unione Province d’Italia), Antonio Saitta, secondo il quale sulla mancata conversione del decreto 188 hanno pesato i localismi e “chi vuole conservare così com’è l’organizzazione attuale dello Stato”.

In questa situazione di stallo, c’è un fattore da non sottovalutare: sarà necessaria una norma per coordinare, in qualche modo, le disposizioni previste dal decreto “Salva Italia” e dalla spending review. Probabilmente è possibile inserirla nel decreto legge sulla stabilità, che dovrebbe registrare l’appoggio del Parlamento. Ma è tutta da scrivere. Anche perché si potrebbe verificare un situazione paradossale: le Province rimangono in piedi, così come sono state concepite, per il blocco parlamentare; ma, con i tagli previsti, non avranno le risorse per andare avanti e garantire i servizi. E quindi quasi tutte le Province sono a rischio di dissesto finanziario e, conseguentemente, di estinzione. E così quello che non ha voluto decidere la politica, potrebbe essere certificato dalla mancanza di risorse.

AUTORE: E. Q.