Quando diciamo ‘grazie’

In questi giorni Papa Benedetto XVI, compiendo ottant’anni di età, in piazza San Pietro e insieme a tutta la Chiesa, ha ringraziato il Signore per la lunga vita che gli ha donato, e quanti hanno contribuito al suo cammino, cominciando dalla sua famiglia. Ha inoltre espresso umili sentimenti di impegno a continuare il suo servizio apostolico nel progetto di Dio. Fa parte della nostra cultura ricordare i compleanni, e alcuni specifici anniversari di eventi che caratterizzano la vita: i venticinquesimi, i cinquantesimi (anche i decennali, anche i sessantesimi, ed oltre). Soprattutto gli anniversari di matrimonio, per il religiosi la professione, per i sacerdoti l’ordinazione. Anch’io, in queste settimane, ricordo i sessant’anni di sacerdozio. Gli anniversari sono occasione di festa, di compiacimento? Sì, certamente. Innanzitutto sono occasione di gratitudine verso tanti. Negli anniversari di matrimonio gli sposi si rivolgono un grande grazie reciproco, e lo rivolgono ai figli che hanno allietato la loro vita. Sono occasione anche per i figli (e per i nipoti) di ringraziare i genitori (e i nonni). I doni che si è soliti fare sono segni di un rinnovato affetto reciproco. Certo, per chi ha fede gli anniversari sono soprattutto occasione di lode e ringraziamento al Signore: è lui la fonte di ogni bene. Negli anniversari di sacerdozio siamo chiamati a lodare e ringraziare Dio per il dono incommensurabile del sacramento dell’Ordine sacro, e a ringraziare anche quanti ci sono stati vicini sostenendo il servizio pastorale che la Chiesa ci ha affidato, quanti hanno accolto la nostra parola, hanno ricevuto dal nostro ministero l’assoluzione sacramentale, hanno partecipato alla celebrazione eucaristica da noi presieduta nel nome del Signore. Negli anniversari guardiamo anche il tempo trascorso facendo come un ‘esame di coscienza’. Forse ci sono stati errori o anche colpe, e forse c’è da avere rimpianti. In famiglia ci si può chiedere scusa l’un l’altro; così con le persone con le quali possiamo avere fatto alcune scelte. Per chi ha fede c’è soprattutto da chiedere perdono a Dio e alla Chiesa (è esemplare la confessione generale nel sacramento della Penitenza, ed un atto straordinario di solidarietà per i poveri). Per i sacerdoti c’è da riconoscere colpe, deficienze, omissioni verso tanti che erano in attesa di una parola e di impegno a loro favore, o da riconoscere momenti di controtestimonianza. Non certo per scoraggiarci, ma per riprendere con lena il cammino. Per chi è giovane per programmare nuovi traguardi, ma anche per chi è in età avanzata. Il tempo viene lasciato dal Signore agli anziani, affinché non sia privo di frutti, almeno con la preghiera, con la bontà, soprattutto nel cammino della santità. Chi ha fede, al centro dell’anniversario pone l’invocazione al Signore e accoglie la sua benedizione e la sua forza. L’anniversario diviene un giorno di speranza. Tutto ciò non può essere pensato come buonismo o retorica. Nel tempo di cui si fa anniversario non saranno certo mancate difficoltà e sofferenze, a volte anche molto pesanti, ma nell’occasione gli sposi sanno rinnovarsi a vicenda; chi ha fede sa confidare nell’aiuto di Dio, anzi sa condividere le croci con Gesù crocifisso e risorto, offrendole per gli altri, fino a offrirle anche per coloro che gli avessero procurato del male. Noi sacerdoti offriamo le croci per quanti abbiamo incontrato nel nostro ministero. Sempre, ancor più negli anniversari, si vive la gratitudine in pienezza nell’eucaristia. Il termine greco eucaristia significa proprio gratitudine o rendimento di grazie. La partecipazione al sacrificio e al convito dell’eucaristia sono il segno più eloquente di un anniversario vissuto in pienezza nella fede. C’è un bel modo di interlocuzione che si usa spesso anche nella vita ordinaria: ‘Grazie a Dio’. È un atto di fede. L’apostolo Paolo infatti esortava i cristiani di Tessalonica: ‘In ogni cosa rendete grazie’.

AUTORE: ' Franco Gualdrini