Quei 4 miliardi di euro “rubati” a tutti i cittadini

È la cifra nascosta al Fisco in Umbria. Ma per i “furbetti” adesso arrivano tempi duri

In Umbria c’è un tesoro nascosto che vale miliardi. Soldi che potrebbero essere utilizzati per fare pagare meno tasse ai cittadini ed offrire servizi migliori, dalle scuole alla sanità. Soldi sporchi che invece restano nelle tasche dei “furbetti” del fisco, che finiscono in qualche “paradiso fiscale” o che magari servono per finanziare attività e traffici illeciti. Un rapporto della Commissione sulla riforma fiscale stima che in Umbria solo nel 2011 ci sono stati almeno 4 miliardi di redditi non dichiarati al fisco. Le cose però stanno cambiando. I “furbetti” sono avvertiti. “Nel medio-lungo periodo – ha detto il generale Fabrizio Cuneo, comandante regionale della Guardia di finanza – non si sfugge alla rete dei controlli. L’evasore può farla franca solo nel breve periodo”. Ormai, grazie all’informatica ed a nuove norme antievasione, l’Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza hanno a disposizione una grande quantità di dati per controllare patrimoni e tenore di vita dei cittadini. Per scoprire i falsi poveri basta incrociare quelli delle banche dati dell’Anagrafe tributaria, della Motorizzazione civile, del Catasto, delle Camere di commercio, dell’Inps, delle compravendite immobiliari e perfino delle bollette di acqua, luce, gas e telefoni. E poi tutti i cittadini hanno a disposizione uno strumento: il 117, il numero verde della Guardia di finanza. Chi vede un ladro o un rapinatore ha il dovere di avvertire polizia e carabinieri; anche l’evasore ruba ai cittadini onesti. 4.000 ricchi ma 45.000 auto di lussoIn Umbria, senza i blitz mediatici di Cortina d’Ampezzo o di via Condotti a Roma, nell’ultimo anno la Guardia di finanza ha avviato in modo sistematico e continuo una attività che ha fatto riaffiorare circa 250 milioni di questo “tesoro nascosto”, di cui 130 in provincia di Terni. Sono stati scoperti 188 evasori, 151 dei quali si erano dimenticati di presentare la denuncia dei redditi pur avendo imprese con dipendenti, auto di lusso, ville e conti all’estero. Un male nazionale, se l’Istat ha calcolato che in Italia mediamente vengono nascosti al fisco redditi per circa il 17 per cento del Pil (prodotto interno lordo). Anche in Umbria esiste evidentemente tanta ricchezza da scoprire, se ci sono 116.000 posizioni sospette di persone che non presentano la denuncia redditi (secondo uno studio del Sole 24 Ore) e più di 45.000 auto con cilindrata oltre 2.000, mentre i contribuenti che dichiarano redditi superiori ai 100 mila euro sono soltanto 4.381. La Guardia di finanza di Terni, ad esempio, il mese scorso ha scoperto che un imprenditore locale proprietario di una Porsche e di una Ferrari in tre anni non aveva versato l’Iva per quasi 400 mila euro. Sempre a Terni nei giorni scorsi le fiamme gialle hanno incastrato altri sei imprenditori evasori totali (cioè ufficialmente sconosciuti al fisco) che non avevano dichiarato ricavi per un totale di 7 milioni di euro e non avevano pagato l’Iva per un milione e 300 mila euro. Tra loro c’erano il titolare di un’azienda che produce materiale per l’edilizia, tradito dalla passione per le opere d’arte (ufficialmente nullatenente, acquistava costosi quadri), un rivenditore all’ingrosso di materiale informatico e per telefonia, ed un gommista che rilasciava ricevute su pezzi di carta senza alcun valore fiscale. C’è poi il caso di un imprenditore edile di Orvieto che aveva incassato Iva per 700 mila euro dai suoi clienti su redditi non dichiarati, mentre chiedeva al fisco rimborsi Iva per 100 mila euro. C’è poi il vizio – purtroppo tollerato dalla stragrande maggioranza dei cittadini – degli scontrini e ricevute fiscali non emessi o con importi inferiori alle somme pagate. Dal caffè al bar a conti al ristorante per comitive di importi di centinaia di euro; dal taglio di capelli all’abbonamento in palestra. La Finanza con 600 controlli ha accertato che a Perugia un commerciante su tre non emmete scontrini regolari. In provincia di Terni sono stati 1.500 i controlli e 300 i casi di mancata emissione dello scontrino. “Senza nero non ce la facciamo – si è giustificato un parrucchiere con un cronista del Giornale dell’Umbria – e chi è costretto a chiudere poi si mette a lavorare totalmente in nero”. Insomma i controlli antievasione otterrebbero l’effetto opposto a quello voluto di fare affluire più soldi nelle casse dello Stato. Non è d’accordo il sindaco di Perugia e presidente dell’Associazione dei Comuni umbri Wladimiro Boccali: “Gli onesti non hanno che da rallegrarsene per questi controlli. Il nostro Paese, se vuole uscire da questa difficile situazione, non può permettere ulteriori iniquità come la divisione tra quelli che pagano le tasse e quelli che si chiamano fuori. Mi auguro che lo Stato voglia ristabilire una condizione di giustizia, magari per ridurre, grazie al recupero dell’evasione, le tasse per tutti”.

AUTORE: Enzo Ferrini