Quel grande mistero (divino) che si chiama matrimonio

Famiglia. La conferenza di mons. Vittorio Peri

Cosa significa, dire che la famiglia è ‘specchio della Trinità’? Perché, in secondo luogo, il matrimonio è considerato come un riflesso dell’antica alleanza che lega Dio al suo popolo? Con questi interrogativi si può riassumere l’intervento di mons. Vittorio Peri, vicario episcopale per la Cultura della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, pronunciato in apertura al primo seminario preparatorio (villa Sacro Cuore, Città di Castello) in vista del Convegno ecclesiale regionale ‘La famiglia. Il futuro di tutti’, in programma a Perugia il 18 e 19 ottobre 2008. La relazione di Peri, dal titolo ‘Il matrimonio: sacramento e icona trinitaria’, di carattere prettamente teologico, è stata resa tuttavia più semplice da un linguaggio piano e dal frequente ricorso a divertenti aneddoti. Mons. Peri ha dapprima parlato della Trinità come principio di ogni cosa: ‘Tutta la vita si sviluppa nella Trinità, ovvero nella comunione che allo stesso tempo tempo è sorgente e approdo di tutta la storia’. Parlare di famiglia, come ogni altro aspetto della vita, vuol dire riferirsi a ciò che sta a monte e fine di tutto, alla Trinità che è origine e approdo cui siamo destinati. Terminata questa breve introduzione, il relatore ha parlato del rapporto tra Bibbia e matrimonio. ‘In tutta la Sacra Scrittura – ha detto – è presente una dimensione sponsale, in quanto noi siamo sempre sposi di Cristo, anche se non apparteniamo al clero. Ne è un esempio il Cantico dei cantici, dialogo d’amore tra un uomo e una donna, più volte interpretato come dialogo tra Dio e il suo popolo’. Ma, nello specifico, c’è una differenza fondamentale tra Antico e Nuovo Testamento per quanto riguarda l’esperienza matrimoniale. Afferma Peri: ‘Nell’Antico Testamento l’esperienza matrimoniale rivela l’alleanza sponsale tra il Signore e il popolo d’Israele, come rivela il racconto della vicenda del profeta Osea che sposa un’infedele. Nel Nuovo Testamento, viceversa, è l’alleanza che rivela l’identità del matrimonio; è l’amore salvifico che diventa il paolino magnum mysterium, ossia il grande Mistero, modello dell’amore nel matrimonio’. Tutto ciò rivela una base cristologica, poiché ‘il matrimonio cristiano ha l’archetipo o l’immagine nel connubio tra Cristo e la Chiesa’. Qui sta la differenza principale rispetto a qualsiasi altra unione. Riflette Peri a microfono spento: ‘Ogni famiglia, purché sia autentica, in quanto tale è già una pietra angolare per basare la società o, come si esprimevano i latini, cosituisce a pieno titolo un seminarium rei publicae, seminario per la formazione dello Stato. La famiglia cristiana ha il valore aggiunto di essere icona, immagine della Trinità, di essere cioè consapevole della vocazione di rendere visibile nella storia l’amore forte e indissolubile di Dio. L’unione, pertanto, si configura come patto, alleanza, secondo il significato biblico precedentemente espresso’. Inoltre, argomenta Peri, ‘in questa dimensione, l’esperienza matrimoniale e familiare è via privilegiata alla santità. Vivendo il matrimonio, noi realizziamo la santità. Anche questo è un messaggio fortissimo: il matrimonio non è una semplice unione, ma un mezzo potente attraverso cui possiamo raggiungere la santità’. Le conclusioni di questa relazione sono in parte accennate: ‘Ogni volta che diciamo ‘famiglia’, dobbiamo ripensare nella vita quotidiana all’amore indissolubile di Dio verso di noi, il fatto che Dio cammini con noi. Al contempo, però, il matrimonio rende trasparente il Tu divino che si nasconde dietro il tu umano, per cui al di là della sposa c’è Dio, l’Assoluto. Come trovai scritto in una prigione: ciò che non è eterno, non vale nulla’. Nel dibattito seguente la relazione, è emersa proprio questa difficoltà a scorgere nel coniuge la ‘profezia’ della comunione con Dio, quasi un senso di abbandono di fronte a un momento di crisi delle famiglie. ‘Non dobbiamo temere nulla – ha risposto mons. Peri -, anche perché l’iniziativa è sempre di Dio, che ci viene incontro e rimane sull’uscio della porta aspettando che noi l’apriamo’.

AUTORE: Saverio Freddi