Questa manovra non s’ha da fare

La Regione Umbria contro i tagli. E non è la sola

La manovra finanziaria del Governo unisce le Regioni di ogni colore e, come al solito, divide sulle misure da prendere per abbattere i costi della spesa pubblica. Anche in Umbria il dibattito si è acceso – va ricordato che il decreto 78 sulla finanziaria va convertito in legge il prossimo 31 luglio – sulle conseguenze che avrà questa manovra. Tanti sindaci umbri hanno partecipato a Roma ad una manifestazione dell’Anci per protestare contro i provvedimenti che porterebbero, attraverso minori trasferimenti statali, ad incidere fortemente sulla vita dei cittadini, con il taglio (o l’aumento del costo) dei servizi. È indubbio che la necessaria riduzione delle spese trovi tanti proseliti, ma poi dominano confusione e demagogia. È un fatto che la spesa pubblica, così com’è, anche in Umbria, ma anche in tante altre Regioni, non è più tollerabile. Però non era mai successo che tutte le Regioni, di orientamento diverso, fossero così unite nel contestare qualcosa. Le Regioni ribadiscono la loro posizione unitaria contro la manovra. Basta ricordare quello che ha dichiarato Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia: “Capisco che non si voglia accettare il fatto che le Regioni siano unanimi nel chiedere al ministero del Tesoro un cambiamento profondo di questa manovra”. In una situazione in cui 5 Regioni del centro-sud hanno espresso la propria preoccupazione per “i conti della Sanità”, in Umbria la polemica è forte. La presidente Catiuscia Marini ha attaccato l’atteggiamento del premier Silvo Berlusconi sottolineando che la manovra “mortifica anche la capacità che in questi decenni le Regioni hanno dimostrato di gestire virtuosamente l’amministrazione pubblica, il cui rapporto diretto con i cittadini ha consentito di far crescere enormemente il livello di qualità di servizi fondamentali per le popolazioni. Cominci il Governo a fare la propria parte, evitando di nominare ministri inutili, il cui costo di funzionamento in un anno sarebbe sufficiente a ristrutturare o aprire molti asili”. Il riferimento al neo ministro Aldo Brancher è molto chiaro. La portavoce del centrodestra in Umbria, Fiammetta Modena, evidenzia invece che la Regione Umbria, “da sempre ipertrofica nell’utilizzo della spesa pubblica, è giunta al capolinea. O cambia o chiude. Non devono trovare spazio le strumentalizzazioni nei confronti del Governo nazionale. Senza i tagli ai finanziamenti da parte dello Stato alle Comunità montane, queste avrebbero continuato a proliferare e produrre deficit. Oggi finalmente si parla di chiusura degli enti inutili, dell’accorpamento dell’Ater, della riduzione delle Agenzie, e della spesa per il personale. Senza i provvedimenti del Governo, in Umbria non si affronterebbe il problema della riduzione degli enti né della chiusura delle sedi a Roma e Bruxelles. È evidente la difficoltà del centrosinistra, che non può ammettere questa semplice verità”.

AUTORE: Emilio Querini