Restauri, tradizioni, novità

USELLE. L'abbazia 'rimessa a nuovo' viene presentata con il ripristino di antiche usanze e alcune scoperte

È tornata, splendido gioiello di architettura romanica, l’abbazia di Uselle. È tornata dopo i lavori di restauro e risanamento conservativo. Viene inaugurata l’8 dicembre, in occasione della tradizionale festa che vede salire dalle zone vicine ad Uselle numerosissime persone. L’abbadia di Uselle infra montes si trova ai piedi dell’Appennino umbro-marchigiano, nel territorio della parrocchia dei Renzetti. Antichissima la storia della chiesa e della sua confraternita. La chiesa è riferibile al XII secolo. Infatti è nominata come ‘Monasterium Osellae’ nella bolla di Onorio II al nuovo vescovo Ranieri di Città di Castello, emessa il 2 febbraio 1126, nella quale si elencano tutti i possedimenti della diocesi tifernate. La confraternita dell’Immacolata Concezione di Uselle negli anni passati si è data da fare, assieme alla curia diocesana ed al parroco don Giuseppe Pellegrini, per reperire i 775.000 euro necessari per i lavori. In molti hanno prestato l’opera per riportare all’antico splendore la struttura ed i suoi preziosi affreschi (quello raffigurante la Madonna con il Bambino è stato rinvenuto durante i restauri). Vanno ricordate le ditte ‘eredi Marrani’ e ‘Gustinelli Pio’, i progettisti ed i tecnici Angela Renzetti, Francesco Raschi, Giovanni Cangi, Katia Billati, Marcello Falcinelli, Gianni Arcelli, Giovanni Tornelli, Filippo Rondoni; i restauratori sono stati quelli delle ditte ‘2Gr’ e ‘Gori’. Il giorno dell’Immacolata, un’altra novità: la direzione del Museo del duomo di Città di Castello ha concesso che venisse riportata ad Uselle la statua lignea raffigurante la Madonna con Bambino del XIV secolo. Grande festa, arricchita anche dalla presenza del vescovo di Città di Castello, mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, che non ha rinunciato alla tradizione ed ha celebrato l’eucaristia. Un’altra tradizione è stata rispettata: quella del panino benedetto. ‘Il panetto’ è un’antica usanza nata da lasciti di famiglie generose per dare la possibilità, il giorno della festa dell’8 dicembre, a tutte le persone che andavano alla messa, di mangiare il pane di ‘farina bianca’ (mezzo chilogrammo di pane a persona). Racconti di anziani narrano che file di donne e di bambini di tutte le età si recavano all’abbadia per poter prendere più pane possibile. C’erano persone che mangiavano il pane bianco solo in occasione della festa dell’Immacolata Concezione e lo facevano durare diversi giorni. Di solito, infatti, mangiavano pane di granoturco e, i più poveri, anche di farina di ghiande.

AUTORE: Francesco Mariucci