Riccardo, Danilo, Dariusz prossimi sacerdoti

Diocesi. Verranno ordinati il 18 marzo

Domenica 18 marzo – IV di Quaresima e vigilia del santo patrono della diocesi san Giuseppe – nella cattedrale di Orvieto l’arcivescovo Giovanni Marra ordinerà presbiteri i diaconi Riccardo Ceccobelli, Danilo Innocenzi e Dariusz Kowalewski. La solenne celebrazione avrà inizio alle ore 17. Abbiamo già avuto modo di conoscere i tre giovani, attraverso le pagine de La Voce, in occasione della ordinazione diaconale, dalla quale sono trascorsi appena nove mesi. Ed ora, mentre tutta la comunità diocesana si prepara a vivere, unita nella preghiera, questo particolare momento di grazia e di festa, torniamo ad intervistarli, sottraendoli per un istante allo studio, alla preghiera e ai preparativi, per condividere in profondità la loro gioia, le attese e le preoccupazioni. La vostra sarà una risposta coraggiosa ed impegnativa ad una chiamata d’amore esigente, in cui tutto si “giocherà” sul vostro rapporto con il Signore e il servizio alla Chiesa. Come Cristo Pastore ha influito sulla vostra risposta? Riccardo: “Più che Cristo pastore, credo d’essermi lasciato accalappiare da Cristo pescatore, non perché mi sento più un pesce piuttosto che una pecora, né perché in questi anni i suoi vicari siano stati più transeunti di me, ma perché l’‘amo’ e gli ‘ami’ da Lui gettati spesso e inaspettatamente nel mio bacino quotidiano sono stati forti richiami ad una vita di preghiera e servizio. Certo non sempre purtroppo ho abboccato, perciò pregate affinché mi venga un po’ più fame d’amore”. Danilo: “Prendo spunto dal testo greco dei Vangeli dove Gesù si definisce innanzitutto il ‘Bel Pastore’: è un pastore che affascina, perché la sua bellezza è proprio la capacità incondizionata di farsi carico del gregge che gli è stato affidato e di quello che non è del suo ovile. È un pastore che guida, ma che sa anche seguire, perché lascia al suo gregge il proprio spazio di libertà. Sa curare la pecora ferita e nutrire con gioia quella smarrita, dopo che è andato a cercarla senza posa. Cristo è stato così anche con me, ed è bello riproporre agli altri questa grande esperienza di fede”. Dariusz: “Quando vivi un’amicizia, un rapporto profondo con una persona, non ti accorgi che pian piano, come una spugna che assorbe acqua, anche tu sei impregnato dei suoi pensieri, atteggiamenti, parole. Forse era più difficile quel primo passo di una scelta radicale come è il sacerdozio, quel buttarsi nelle acque profonde per camminare senza appoggi con lo sguardo fisso in Gesù. Quando iniziai il mio cammino vocazionale non pensavo che sarebbe durato così tanto. Se l’avessi saputo prima, sicuramente non avrei avuto il coraggio di dire il ‘sì’ ma, guardando il passato, vedo che era proprio Lui, Cristo Pastore, che percorreva con me le valli oscure della vita”. La Chiesa sta vivendo forti cambiamenti. Ci sono segni di speranza ma anche evidenti situazioni in cui un cristianesimo tradizionale non regge più. Come pensate di entrare in questi cambiamenti per inserirvi in una “nuova evangelizzazione”? Riccardo: “Nel cambiamento entro con timore e tremore, ben sapendo che, oltre alle 3 virtù teologali e 4 cardinali, è richiesta dalla contingenza sempre più l’umiltà, la pazienza, la fraternità, la collaborazione, la corresponsabilità e la sobrietà ai presbiteri e a tutti i laici. L’aggettivo ‘nuova’ non modifica i contenuti dell’evangelizzazione, ma stimola una incessante conversione personale e comunitaria tesa al discernimento delle modalità evangelizzatrici più adatte. Quali saranno? Se Dio vorrà, lo comprenderemo quando ci lasceremo com-prendere da Lui”. Danilo: “Se si tratta di vivere e testimoniare il Vangelo in maniera più efficace, allora penso che, in mezzo a tanti cambiamenti, prima di tutto un sacerdote debba accogliere i segni più positivi del suo tempo; dall’altra però non venir meno a quelle che sono le caratteristiche essenziali del ministero, da sempre: un annuncio convinto e gioioso del Signore, la capacità di ascoltare la gente e, soprattutto, una vita personale ed ecclesiale che abbia al centro la preghiera e i sacramenti. Anche nel 2012 si può essere come san Filippo Neri o il santo Curato d’Ars, nessuno lo vieta”. Dariusz: “Seguendo il Cristo Pastore anch’io voglio dire come Lui: ‘Conosco le mie pecore ed esse conoscono me’. Oggi serve un nuovo modello di vicinanza: essere come padre ma anche come fratello, essere un ponte che facilita l’incontro con Dio. La fede più che mai esige una presenza, una testimonianza da parte di persone coraggiose che sapranno essere sale della terra, sapranno proporre stili di vita diversi, sapranno trasformare la realtà”. Il loro apostolatoDopo l’ordinazione diaconale, avvenuta lo scorso 29 maggio nella concattedrale di Todi, Riccardo, Danilo e Dariusz hanno continuato i loro studi (rispettivamente in Teologia pastorale, Teologia biblica e Teologia). Qualche mese fa, poi, Danilo e Riccardo sono stati nominati vice direttori dell’Ufficio diocesano di pastorale giovanile. “La mia preoccupazione primaria – ci dice Danilo – sono stati sempre i giovani, anche quelli apparentemente lontani dalla fede ma con un tale desiderio di conoscere Dio e la sua Chiesa, che fa invidia anche ai più praticanti tra di noi”. Per quanto riguarda il servizio pastorale nelle parrocchie, Riccardo è stato trasferito da Orvieto Scalo alle parrocchie di Todi guidate da don Andrea Rossi; Danilo da Ciconia a S. Andrea in Orvieto; Dariusz invece ha continuato presso le parrocchie di Avigliano Umbro, Castel dell’Aquila, Dunarobba – Sismano. “Alcuni – racconta Dariusz – dal giorno della ordinazione diaconale, mi chiamano ‘semiprete’ o ‘metà-prete’ anche se semplicemente basterebbe dire ‘diacono’, no? Suona sempre meglio e non c’è pericolo di essere non integro, a metà con la vita… Ho cercato di essere semplicemente diacono con tutte le mie capacità e il cuore; certo, sentendomi più responsabile nel parlare, nel fare, nello stare con la gente”.

AUTORE: Michela Massaro