Ricominciamo da capo: da Dio

Parola di vescovo

Può sembrare strano, ma strano non è: è il segno del tempo che viviamo. Papa Benedetto, con la lucida razionalità che lo pervade, sta affidando anche il compito di “ricominciare da Dio” alla nuova evangelizzazione, di cui è, come tutti i Papi del dopo-Concilio e in particolare Giovanni Paolo II, fermo e sicuro propugnatore. Non solo quindi evangelizzazione come riproposta integrale della persona di Gesù e del suo Vangelo, ma evangelizzazione come svelamento del Dio trascendente e presente nella nostra vicenda umana. Perché Dio c’è e continua a svelarsi agli umani, anche se il matematico, fisico, cosmologo britannico Stephen Hawking, famoso per la Sla che lo affligge e per le sue ricerche sui “buchi neri”, continua a ripetere, e con lui altri pensatori, l’inutilità di Dio. L’ateismo, e la conseguente lettura atea della vita, sta diventando ben più d’una moda culturale. Sia nei suoi discorsi in Germania come in quelli del pellegrinaggio della pace ad Assisi, Papa Benedetto è tornato insistentemente sull’argomento, trattandosi d’una premessa necessaria per ogni altro discorso religioso e anche umano. La situazione attuale rende di grande attualità l’enciclica premonitrice Fides et ratio di Giovanni Paolo II del 1998 sui rapporti tra fede e ragione, vista la “grande sfida che ci aspetta al termine di questo millennio, e cioè “quella di saper compiere il passaggio tanto necessario quanto urgente, dal fenomeno al fondamento. Non è possibile fermarsi alla sola esperienza; anche quando questa esprime e rende manifesta l’interiorità dell’uomo e la sua spiritualità, è necessario che la riflessione speculativa raggiunga la sostanza spirituale e il fondamento che la sorregge” (F.R. 83); in altre parole: la certezza di Dio che presiede e motiva il nostro essere e il nostro vivere sensato. Benedetto XVI, parlando della sua visita in Germania, ne ha ricordato il tema di fondo: “Dove è Dio, là c’è futuro”. E ha spiegato: “Forse mi chiederete: Ma Dio esiste? E se esiste, si occupa veramente di noi? Possiamo noi arrivare fino a Lui?”. Ad Assisi, accanto agli esponenti di una cinquantina di religioni diverse che hanno Dio come punto di riferimento e di incontro, ha desiderato anche la presenza di atei o, come si dice, di umanisti non credenti, ascoltando con molta attenzione le loro riflessioni. Papa Benedetto ha sussunto sulla necessità logica di “togliere agli atei combattivi la loro falsa certezza con la quale pretendono di sapere che non c’è un Dio, e invitarli a diventare, invece che polemici, persone in ricerca, che non perdono la speranza che la verità esista e che noi possiamo e dobbiamo vivere in funzione di essa”. Mancando il substrato della verità, dice il Papa, c’è una inevitabile decadenza dell’uomo, con l’idolatria del mammona e la normalità della violenza”. L’assenza di Dio – afferma – porta al decadimento dell’uomo, mentre “l’orientamento dell’uomo verso Dio, vissuto rettamente, è una forza di pace”. Si diventa quindi autentici “pellegrini di pace” se si è sinceramente “pellegrini della verità” tutta intera. In questa prospettiva radicale, la “nuova evangelizzazione” deve ripartire da Dio, dalla riaffermazione della sua esistenza. Per questo, un momento fondante di questa nuova evangelizzazione è proprio quel Cortile dei Gentili che il Papa ha voluto, affidandolo alle cure del card. Ravasi e che fu anticipato a suo tempo dalla “Cattedra dei non credenti” del card. Martini. E bene ha fatto il card. Ruini ad attivare un analogo “Progetto culturale”, le cui ultime riflessioni sono racchiuse nel volume Dio oggi. Con Lui o senza di Lui, cambia tutto.

AUTORE: Giuseppe Chiaretti