Rifiuti: la raccolta che fa la differenza

La Regione si appresta ad aggiornare il Piano rifiuti. Inceneritori: sempre meno probabili. Bene la differenziata, ma non basta

famiglia-raccolta-differenziataGli umbri stanno imparando a differenziare i rifiuti, che non finiscono più tutti nello stesso sacchetto. Si recuperano carta, plastica, vetro, metalli e altri materiali riutilizzabili. La metà delle 500 mila tonnellate di rifiuti all’anno continuano però ad accumularsi nelle sei grandi discariche dell’Umbria, che stanno per riempirsi.

Ci sono ancora quattro o cinque anni di tempo prima che questo avvenga, ha spiegato sabato scorso l’assessore regionale all’Ambiente Silvano Rometti nel corso della presentazione dei dati 2012 sulla raccolta differenziata. C’è quindi tempo – ha spiegato – per trovare una soluzione economicamente compatibile con il rispetto della salute e dell’ambiente. L’importante – ha detto – è continuare a incentivare e incrementare questa politica del recupero e riuso dei rifiuti.

Entro il mese, la Regione dovrebbe aggiornare il Piano rifiuti del 2009 che prevedeva due inceneritori, uno per provincia, con tecnologie e caratteristiche da definire. Impianti rimasti sulla carta: a Terni non è stato riattivato l’inceneritore esistente, mentre in provincia di Perugia non è stato neanche individuato il luogo dove collocarlo.

Con la raccolta differenziata in Umbria vengono recuperati il 44% dei rifiuti, anche se l’obiettivo per il 2012 era stato indicato dal Piano regionale nel 65%. Percentuale che dovrà essere raggiunta quanto prima, ma resterà sempre il problema di dove smaltire il resto dei rifiuti quando le discariche saranno esaurite. La soluzione degli ambientalisti è quella dei “rifiuti zero” con la politica delle 4 R: Rifiuta, Riduci, Riusa, Ricicla. Insomma una serie di accorgimenti per diminuirne la produzione, a cominciare dalla riduzione di imballaggi e contenitori (ad esempio con la distribuzione ‘alla spina’ di latte, acqua e anche detersivi) e con il loro riuso. Un altro esempio sono le 31 “fontanelle” installate in Umbria che hanno erogato 22.225.000 litri di acqua, pari a 14.816.660 bottiglie (1,5 litri per bottiglia) cui corrispondono 444.500 kg di plastica “risparmiata” o non rimessa in commercio.

Intanto la strada che la Regione intende perseguire è quella green, come più volte indicato dalla presidente Catiuscia Marini.

Una conferma si era avuta anche alla fine del mese scorso, quando il Consiglio regionale aveva bocciato a grande maggioranza una mozione dei capigruppo di opposizione Zaffini (Fdi), Nevi (Pdl) e Monacelli (Udc) in cui si chiedeva l’adeguamento dell’Umbria alla normativa nazionale (decreto Clini) per l’utilizzo di Css (combustibile solido secondario) che consentirebbe di utilizzare in Umbria impianti già esistenti – come i cementifici – senza costruire nuovi inceneritori. La maggioranza del Consiglio regionale aveva però detto “no” a questa proposta perché il decreto Clini – aveva aveva spiegato Oliviero Dottorini (Idv) – ha diviso anche il mondo scientifico e quello ambientalista. C’è infatti chi ritiene che la combustione di Css incrementi la produzione di sostanze pericolose come la diossina, e chi invece sostiene (Ferrante di Legambiente) che riduce l’inquinamento perché obbliga i cementifici a rispettare nella loro attività parametri più rigidi.

Con questa incertezza, la strategia vincente è ancora – secondo Dottorini e altri consiglieri – quella dei “rifiuti zero”. Intanto però – aveva replicato Raffaele Nevi, uno dei firmatari della mozione bocciata – “si continua a perdere tempo perché manca il coraggio di dare vita ad approfondimenti seri, magari attraverso studi ambientali”.

L’Umbria tuttavia – secondo l’assessore Rometti – “non è in una situazione di emergenza, e abbiamo 4 o 5 anni di autonomia, che aumenteranno se migliorerà la raccolta differenziata”. Entro il mese di giugno, aveva promesso in Consiglio regionale l’assessore, “proporremo un aggiornamento del Piano rifiuti che verrà poi discusso da quest’aula. È infatti necessario un approccio pragmatico per giungere alla chiusura del ciclo”. Dunque, entro questo mese ne sapremo di più su come la Regione intende risolvere il problema dei rifiuti senza costruire inceneritori o utilizzare i “camini” di impianti esistenti come quelli dei cementifici.

I Comuni più virtuosi

Torgiano guida la classifica dei Comuni che differenziano, con il 75,16% di raccolta differenziata. Seguono Giano dell’Umbria ed Attigliano con oltre il 70%. Di assoluto rilievo il risultato di Umbertide che, grazie al rapido passaggio al sistema di raccolta “porta a porta”, arriva al 57,84% su base annuale (+22,42% rispetto al dato del 2011) ma al 64,56% nel quarto trimestre, con un ulteriore incremento fino al 73,13% a gennaio di quest’anno. Sono rilevanti anche i livelli di raccolta differenziata conseguiti da Perugia (54,19%, +8,83% rispetto al 2011), Bastia Umbra (53,61%, +7,93% rispetto al 2011) e Todi (51,77%, +16,16% rispetto al 2011, con un costante e significativo trend di crescita che ha visto il superamento del 60% nel 4° trimestre). La raccolta differenziata funziona invece di meno in Comuni come Foligno (42,38%) Spoleto (36,18%), Terni (41,97%), Narni (39,47%) ed Amelia (29,62%). Tra i peggiori ci sono Assisi (23,97%) ed Orvieto e Norcia che superano di poco il 18%.

 

Sullo stesso argomento:

Umbria: la prima nel centro Italia nella raccolta differenziata

 

TUTTI GLI ARTICOLI DI QUESTA SETTIMANA

 

 

AUTORE: Enzo Ferrini