Rinnovamento e preghiera

Il rinnovamento sociale cristiano è basato sulla trasformazione delle coscienze, sulla formazione morale e sulla preghiera’. Lo ha ricordato recentemente il Papa a Santa Maria di Leuca. Ha parlato dunque di ‘rinnovamento’. Il cristianesimo ha costituito fin dai suoi inizi un’energia di rinnovamento. Nell’Apocalisse troviamo scritto: ‘Ecco, faccio nuove tutte le cose’ (Ap 21,5). La cultura moderna ci ha abituati all’idea del progresso, sconfinata spesso nell’ideologia, quando del semplice cambiamento si è fatto un valore, indipendentemente dai suoi contenuti. La modernità ha conosciuto più di una ‘rivoluzione’, con la pretesa non di rado sanguinolenta del rivolgimento totale, a cui si è spesso contrapposta la reazione tradizionalista, con l’impossibile pretesa di fermare la storia. Il cristianesimo è ‘rinnovamento’, ed anzi rinnovamento continuo. Un termine significativo per indicarlo è quello di conversione, che la corrispondente parola greca metànoia fa intendere come rinnovamento di mentalità e di costumi secondo la legge di Dio. Il concetto del ‘rinnovare’ implica un soggetto che ridiventa ‘nuovo’. In qualche modo ‘ringiovanisce’. Resta tuttavia un soggetto con la sua identità. Tra le tante cose che possono e debbono mutare, c’è qualcosa che permane. L’uomo, la sua dignità, i suoi valori fondamentali, i suoi diritti imprescrittibili, i suoi doveri legati alla legge morale, non mutano nell’avvicendarsi degli scenari storici, economici, politici e culturali. Il rinnovamento autentico avviene quando l’uomo si riporta alla sua ‘verità’, al disegno di Dio sulla sua vita, e vive di conseguenza. È questa la rivoluzione più radicale, la conversione alla verità e all’amore, che rende ciascuna persona sempre più fedele alla sua identità e insieme disponibile a cambiamenti conformi alla sua dignità. Il cambiamento del cuore ha i suoi effetti sulle strutture in cui la vita sociale si esprime. Ma il cardine rimane la persona umana. C’è stato un momento, nella storia della modernità, in cui l’attenzione è stata portata alla trasformazione delle strutture, dimenticando il rinnovamento delle coscienze. Le due cose devono camminare di pari passo. Il socialismo aveva realizzato nell’Est grandi trasformazioni dell’economia e della politica, immaginando di imporre, in questa maniera, il valore della fraternità e dell’eguaglianza. L’esito di quei regimi insegna che questi valori non si impongono, si promuovono soprattutto nell’intimo delle coscienze. Su questa base possono fiorire legislazioni di solidarietà, che sono insieme rispettose della libertà. Ma è possibile tutto questo in una cultura in cui proprio il soggetto umano e i suoi valori imprescindibili sono sottoposti alla pressione di un relativismo che toglie ogni certezza e tutto risolve e dissolve nel pragmatismo del giorno per giorno? Per questo il Papa lega la trasformazione delle coscienze alla formazione morale. La coscienza è voce di una legge morale che l’uomo trova in se stesso e non è lui a darsi. Senza questo ancoraggio, non c’è rinnovamento. Può esserci un cambiamento che magari viene chiamato ‘progresso’, ma che potrebbe anche essere, nei suoi contenuti, un salto all’indietro, se non un ‘salto nel buio’. Quanto sta avvenendo nei mutamenti del costume sul versante della famiglia e della vita ‘ ma non solo: si vedano i problemi di un’economia globalizzata a danno dell’uomo-lavoratore, o il dissesto ecologico – è un chiaro esempio di quanto stiamo dicendo. Occorre prenderne coraggiosa coscienza, invocando l’aiuto di Dio. Non a caso il Papa aggiunge, come segreto del rinnovamento, la preghiera.

AUTORE: ' Domenico Sorrentino