Riprende il dialogo tra fede e musica “alta”

La Sagra musicale umbra si apre quest’anno con un convegno internazionale presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura

“Musica e fede” è il titolo del colloquium che si terrà il 10 settembre a Perugia all’Università per Stranieri (aula magna, ore 10.30-17), in apertura della Sagra musicale umbra. A presiedere il convegno internazionale sarà il card. Gianfranco Ravasi, uno dei più noti studiosi della Bibbia e intellettuale di vasta erudizione, già prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano, ora presidente del Pontifico consiglio della cultura. Lo abbiamo intervistato. Come si colloca questo convegno nell’ambito delle attività vaticane di dialogo con la cultura? “Il punto di partenza è l’incontro degli artisti con Benedetto XVI nel novembre del 2009. C’erano anche musicisti, e da quel momento si è tentato di ritessere un dialogo tra musica e fede, come tra arte e fede, perché per secoli e secoli la musica e la religione, soprattutto la religione cristiana, hanno ininterrotttamente prodotto capolavori. Penso, per esempio, a cosa significhi il filo perfetto e purissimo del gregoriano nei secoli, o l’altro filo, molto colorato e aggrovigliato, della polifonia, e poi tutte le messe che sono state musicate, i Salmi, gli inni, gli oratori e così via. Abbiamo un patrimonio immenso!” Quando si è interrotto questo filo? “Soprattutto nel secolo scorso. Nelle chiese, o si è ricalcato qualche modulo del passato, oppure si è tentato di adottare linguaggi nuovi, ma questo lo si è fatto in una maniera abbastanza piatta e a volte anche di bassa qualità. L’esigenza era giusta: trovare un nuovo linguaggio, solo che non ha avuto quella qualità e quel livello raggiunti, per esempio, nel Cinquecento con il passaggio dal gregoriano alla polifonia nella liturgia. Perciò cerchiamo di ristabilire questo dialogo”. Ci sono state altre iniziative? “Anche quest’anno, per esempio per i sessanta anni di sacerdozio di Benedetto XVI abbiamo convocato sessanta artisti tra i quali c’erano musicisti. Ne ricordo alcuni tra i più famosi: Arvo Part, che ha composto un bellissimo Padre nostro tedesco per il Papa; Ennio Morricone, che ha realizzato un testo dedicato alla croce, curiosissimo anche dal punto di vista grafico, con una partitura a forma di croce da eseguire verticalmente per una parte e orizzontalmente per l’altra; e poi Domenico Bartolucci, tradizionalmente grande maestro della Sisitina”. Perché questo convegno a Perugia? “La Sagra musicale umbra è una tribuna internazionale di grande qualità, dove si cerca ancora di ritessere il dialogo tra musica e fede, tenendo conto del fatto che in questo dialogo ci sono almeno tre livelli diversi”. Quali? “C’è il livello della musica semplicemente spirituale… ogni musica lo è, in un certo senso, se è grande musica. Pensi a quei cantautori che propongono testi che sono carichi di temi non necessariamente religiosi ma spirituali. Per esempio Vecchioni, di cui sono molto amico, ma anche certi testi di Baglioni, Battiato in modo ancora più esplicito, oppure De Andrè con La buona novella, e anche Lucio Dalla che si è interessato a lungo dei Salmi, a suo modo cercando di renderli appetibili anche per i giovani. Il secondo è il livello della musica sacra, la grande musica su temi e testi sacri, che può essere eseguita anche in un teatro, che però ha un suo linguaggio, una sua solennità. Da ultimo c’è il livello più delicato, quello del dialogo musica-liturgia, dove la musica deve entrare all’interno di un rito, quindi rispettare canoni precisi, e al tempo stesso deve riuscire anche ad esprimere la cultura contemporanea-moderna”. Il convegno è riservato agli “addetti ai lavori”? “Richiede evidentemente un po’ di competenza. Le persone che intervengono sono tutte impegnate nel campo della musica sia a livello teorico sia a livello pratico. Per quanto sta a me, cercherò di fare in modo che si ritorni a sentire come questi temi che abbiamo ricordato, quei tre livelli per esempio a cui facevo cenno, sono questioni che interessano anche la cultura contemporanea. I grandi cantautori di qualità sono veramente una presenza importante, culturale, umana, nella società attuale”. Qualche esempio? “Pensi all’americano Leonard Cohen o anche Bob Dylan. Questi, è vero, sono un po’ del passato. Io penso che bisogna crearne dei nuovi, quindi questo tipo di discorso – non necessariamente quello liturgico, che sarà un po’ più specialistico – può essere qualcosa che coivolge chi ama la musica contemporanea. Anche con queste forme espressive particolari che sono quelle dei cantautori di qualità. Io spero che siano sempre di più gli autori con un grosso influsso sui giovani che tentino di confrontarsi con temi che sono temi profondamente umani, e quindi alla fine anche spirituali se si vuole, non necessariamente religiosi. Pensi alla morte di Amy Winehouse, a che cosa ha creato nel pubblico giovanile! Se i cantautori potessero percorrere simboli e temi che sono di profondo interesse umano, certamente farebbero un servizio… non necessariamente, ripeto, alla religione, ma comunque all’umanità. Perciò penso che lo stimolo del convegno sia a più livelli, e per questo possono partecipare anche quelli che non sono specialisti della musica, fermo restando che la Sagra musicale umbra ha sempre mantenuto una qualità piuttosto alta”. Stiamo parlando di dialogo culturale, ma in questi tempi si vedono molti esempi di chiusure totali nei confronti della Chiesa. Nel campo musicale, secondo lei, c’è maggior disponibilità? “Anche qui, ci sono certe forme di musica, per esempio il rock satanico, che non vogliono il dialogo. Però c’è anche un rock con cui credo si debba tentare il dialogo almeno al primo livello, quello spirituale. Ed è per questo che ho costituito il Cortile dei Gentili, un ‘luogo’ nel quale anche i non credenti possano esprimere questo loro scetticismo, perplessità o critiche. Certo il rigetto totale e assoluto è possibile. Da questo punto di vista, credo che la musica sia un linguaggio universale, e come tale più aperto a tutte le potenzialità. Credo che qui sia anche più facile ritrovare linguaggi comuni tra credenti e non credenti, fermo restando che c’è chi rigetta completamente questo dialogo di primo livello, che non è il livello del sacro e neppure liturgico, ma è un livello in cui si parla di grandi masse”.

AUTORE: Maria Rita Valli(con Antonella Bartolini)