Riprendiamo coscienza delle nostre radici insite nel Vangelo di Cristo

La catechesi pasquale del Vescovo svoltasi in cattedrale

“Annunziare la risurrezione di Cristo, che è principio e causa della nostra vita, significa anche riaffermare la preziosità dell’uomo in faccia a Dio e la sua specifica dignità”. Così si è espresso il vescovo di Città di Castello, mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto il giorno di Pasqua nella Cattedrale tifernate. Non è facile però, – ha aggiunto il presule – far percepire con efficacia i valori della Pasqua in una società dove le “pulizie etniche o genocidi”, le aggressioni, gli omicidi, i sequestri, gli stupri si fanno sempre più frequenti e spavaldi; dove gli esseri umani, chiamati alla vita, vengono eliminati “legalmente”; dove la denutrizione e la fame fanno strage di milioni di persone, specialmente di bambini; dove l’emarginazione del malato e dell’anziano a volte è aggravata da calcoli ed egoismi inqualificabili. Anche nel cuore di ogni persona ci sono difficoltà a proclamare la Risurrezione di Cristo, che è il supremo intervento di Dio nella storia, a impegnare cioè la carità in ogni tipo di miseria, ad animare ogni situazione umana e farla progredire in una solidarietà fattiva. “Tutta la realtà della nostra vita deve confluire – ha ricordato mons. Ronchi – nella celebrazione della Pasqua per essere offerta a Gesù e, nello stesso tempo, per ricevere da lui un impulso di grazia che ci ridoni coraggio”. Solo in questo modo ciascuno può abbracciare la Risurrezione di Gesù. “La Pasqua – ha ricordato il Vescovo – è una novità di vita che deve trasparire negli atteggiamenti della vita personale e sociale”; novità che prima va cercata scrutando la Bibbia, mezzo potente per essere avviati a scoprire la presenza di Dio in tutte le vicende della storia. Porgendo a tutti gli auguri di una Pasqua santa e felice mons. Ronchi ha ricordato che tutta “la nostra vita deve essere una Pasqua ininterrotta. La nostra Pasqua non è qualcosa, è Qualcuno. “Lui, Lui solo: Gesù risorto”. La domenica di Risurrezione rappresenta per tutti i cristiani il culmine della Santa Settimana durante la quale si ricordano la passione, la morte, la sepoltura e la risurrezione di Gesù Cristo, misteri della redenzione e della salvezza per tutti gli uomini. Essi iniziano, il venerdì, “dal trono insanguinato della croce”. Proprio a conclusione della processione cittadina del “Cristo Morto”, la sera del venerdì santo il Vescovo aveva rivolto ai fedeli presenti un appello accorato “a riprendere coscienza che la cultura o civiltà italiana ed europea ha le proprie radici nel Vangelo del “Cristo morto e risorto”. Se una cultura perdesse la capacità di animare un popolo diventerebbe una semplice eredità custodita in musei, monumenti artistici, letterari, in composizioni musicali da festival o in rappresentazioni di costumi d’epoca. Anche questo è senz’altro bello, ma ha una valenza relativa, se non ci provoca al pentimento dei nostri peccati personali e sociali, ad un fermo proposito di sapere testimoniare con coerenza e coraggio il Vangelo di Cristo”. Mons. Ronchi ha aggiunto che “non dobbiamo avere complessi di inferiorità di fronte a nessuno nel proclamarci cristiani. Pure nel rispetto del più sacrosanto diritto di ogni persona alla libertà religiosa, non si può sottovalutare l’importanza che la cultura caratteristica di un territorio possiede per la crescita equilibrata di coloro che vi appartengono fin dalla nascita. “In quest’ottica – ha concluso il Vescovo – ritengo sia sbagliato in Italia rimuovere ‘il crocifisso’ dalle aule scolastiche e dagli ospedali e a non volere inserire il nome di Dio nella ‘Costituzione degli Stati Europei'”. La grande Veglia pasquale si è svolta, la notte del sabato, in Duomo, alla presenza di tutte le comunità parrocchiali del centro storico tifernate e dei rispettivi parroci. Durante la celebrazione mons. Pellegrino Tomaso Ronchi ha accolto nella comunità cristiana e battezzato 2 bambini: Mattia e Nicolò.

AUTORE: Francesco Mariucci