San Francesco fu eremita qui

Fratta Todina. Restauro e benedizione della cappella di Santa Maria della Spineta

Sabato 4 giugno, presso il convento della Spineta in Fratta Todina, si è celebrata la messa con il rito della consacrazione dell’altare e benedizione dell’antica cappella di Santa Maria della Spineta, dopo i lavori di restauro. Hanno concelebrato con mons. Paolo De Nicolò, reggente della prefettura della Casa pontificia, il ministro provinciale padre Bruno Ottavi, il guardiano padre Rosario Gugliotta e numerosi Frati minori dell’Umbria. Il servizio liturgico è stato prestato dai novizi di San Damiano. Molti dei fedeli intervenuti – non potendo la cappella contenerne un gran numero – hanno seguito con raccoglimento la celebrazione nella chiesa conventuale, dove per l’occasione era stato posizionato un grande schermo. Mons. De Nicolò nell’omelia ha più volte parlato dell’importanza del santuario della Spineta – a lui caro – nella sua duplice vocazione mariana e francescana. Ed ha sottolineato che la consacrazione di un altare invita tutti a pregare per le vocazioni sacerdotali, perché sull’altare possa sempre rinnovarsi il dono dell’eucarestia. Prima della benedizione impartita dal presule, il provinciale padre Bruno e il guardiano padre Rosario hanno ringraziato il Vescovo e quanti hanno collaborato a realizzare la festa, in particolare gli Alpini di Canzo che da tempo offrono il loro contributo per opere riguardanti il convento. Al termine della messa, animata nel canto dai “Solisti della Marca”, vi è stato un concerto di canti polifonici, in chiesa, tenuto dallo stesso gruppo dinanzi ad un folto pubblico. Dopo un momento di ristoro offerto dalla comunità francescana, la serata si è conclusa con un apprezzato concerto di fuochi d’artificio su musiche barocche. La significativa giornata ha sicuramente contribuito a “riscoprire” e valorizzare uno dei luoghi significativi della vicenda di san Francesco d’Assisi, come testimonia il prezioso contributo di padre Marino Bigaroni, ofm, studioso di francescanesimo, di cui riportiamo alcuni passi: “È arduo, se non impossibile, conoscere e determinare le origini dei primitivi romitori francescani, incastonati qua e là alle pendici impervie e boscose dell’Umbria… Anche le origini di questo eremo di Santa Maria si perdono così nell’ignoto. Non sappiamo come san Francesco si sia potuto imbattere in questo romitorio, forse venendo dagli eremi della valle di Terni, per Todi, traversando il Tevere a Montemolino per dirigersi verso l’eremo della Scarzola o di Monte Giove… Una tradizione secolare lega la presenza di san Francesco ad una cappellina, visibile ancora a Santa Maria della Spineta, sul lato nord-est dell’attuale complesso, oggi riattivata dopo secoli di oblio, nella sua pur nuda ma suggestiva squallidezza e cruda povertà… Sul lato destro, sono rintracciabili delle grotte naturali in parte manomesse nel tempo e adibite ad usi diversi. Di seguito dovettero sorgere anche capanne di fango e rami d’albero, come Francesco ambiva fossero le abitazioni dei suoi frati… Come per altri eremi, anche qui il ricordo di Francesco motivò ben presto una capiente chiesina, a servizio di una più numerosa famiglia francescana… Fu tra i primi undici luoghi francescani che papa Gregorio XI, il 28 luglio 1373, concesse a fra Paoluccio Trinci, l’iniziatore del movimento dell’Osservanza. Nel 1395 il conte Bernardo dei Monaldeschi fece costruire la chiesa e il convento, che si ampliò poco a poco… Dato il crescente afflusso dei fedeli, nel 1724, prese avvio la costruzione della chiesa attuale, consacrata nel 1737”.

AUTORE: Michela Massaro