Sangue versato per molti o per tutti?

Caro don Francesco, perché nella preghiera eucaristica, al momento della consacrazione del vino, è stato scelta come traduzione del versetto di Matteo 26,28 “versato per molti” la frase “versato per voi e per tutti”? C’è un motivo preciso o qualche ragione teologica che ha giustificato tale scelta?

V. S . Spoleto

Caro V. S., va detto anzitutto che da secoli la Chiesa per comporre le parole di consacrazione sul calice ha messo insieme, nella preghiera eucaristica, i due racconti dell’ultima cena, quello di san Marco e quello di san Paolo. Infatti nel Nuovo Testamento non si trovano mai insieme il pro vobis della tradizione paolina (Lc 22,20 e 1Cor 11,24) e il pro multis della tradizione marciana (Mt 26,28 e Mc 14,24), mentre sia nel Canone romano del Messale post-tridentino, sia nei Messali pubblicati in lingua latina dalla Santa Sede dopo il Concilio Vaticano II, si trova qui pro vobis et pro multis effundétur, testimonianza di come il dato scritturistico sia stato rielaborato dalla prassi liturgica.

Nell’ultimo Messale in lingua italiana si trova una traduzione interpretativa piuttosto che letterale: “per voi e per tutti”. In più occasioni la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, e anche Papa Benedetto XVI, si sono espressi per una traduzione strettamente letterale, ma su questo punto sia tra biblisti che tra liturgisti c’è sempre stato un dibattito aperto. Papa Francesco con il suo recente motu proprio sulla traduzione dei testi liturgici (Magnum Principium, 03/09/17) non si pronuncia direttamente sulla questione, ma ricorda che “fine delle traduzioni dei testi liturgici e dei testi biblici… è annunciare ai fedeli la parola di salvezza… tramite la sua propria lingua” e ricorda che “ogni traduzione dei testi liturgici deve essere congruente con la sana dottrina”.

Ora, tradurre il pro multis con “per molti”, nell’italiano corrente esprime un qualcosa di esclusivo, anche se numeroso. “Molti” è contrario a “pochi”, ma non dà il senso di universalità. Cristo però, come più volte scrive san Paolo nelle sue lettere, e non solo, è morto per tutti e non solo per alcuni, anche se di numero elevato.

Con molta probabilità, coloro che nei primi secoli ascoltavano il racconto d’istituzione dell’eucarestia della tradizione marciana, sentendo il termine greco pollòi (molti) aveva in mente un numero di persone indefinito e non solo alcuni, per cui possiamo dire che il termine “tutti” o similare può essere più fedele al significato originario che non la semplice traduzione letterale.

Adesso non rimane che attendere la traduzione italiana dell’ultimo Messale romano, pubblicato dalla Santa Sede nel 2002 (Editio Typica tertia), per sapere come il pro multis verrà tradotto in italiano. Per chi volesse approfondire il tema, tra i numerosi titoli a disposizione suggerisco due testi dello stesso autore, Francesco Pieri: Sangue versato per chi? e Per una moltitudine.

 

AUTORE: Don Francesco Verzini