Sapeva pregare ‘a colori’

La scomparsa di don Fabio Leonardis, direttore dell'ufficio Beni culturali della diocesi

Ha dipinto la sua vita a tinte forti, senza mezzitoni, sia nelle idee che nei modi di essere, lasciando un’impronta indelebile nella Chiesa diocesana e un grande vuoto in chi lo ha conosciuto. La morte di don Fabio Leonardis, 58 anni, sacerdote da 20 anni, direttore dell’ufficio Beni culturali della diocesi, segretario della Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici, rettore della chiesa di Santa Maria degli Spiazzi, cavaliere dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, è giunta in breve tempo a causa di una grave malattia. Sempre originale, mai scontato, don Fabio ha vissuto pienamente il ministero sacerdotale, che per lui era inscindibilmente legato al mondo dell’arte. Singolare anche la storia della sua conversione. Il giorno della proclamazione del nuovo Papa il 22 ottobre 1978 a San Pietro, Fabio era lì e rimase profondamente colpito dalle parole di Giovanni Paolo II: ‘Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!’. Fu in quel momento che sentì la chiamata a lasciare tutto, a chiudere con il passato. A Roma entrò nel monastero benedettino di San Paolo fuori le Mura per un periodo di discernimento. Vi rimase sei mesi fino a quando, sopraffatto dalla rigidità dell’ambiente monastico, ne uscì mantenendo vivi però i contatti con l’abate Giuseppe Nardin. Nel frattempo conseguì il diploma di scuola media superiore all’istituto magistrale di Terni, città nella quale conobbe il santo vescovo Bartolomeo Quadri che lo accolse a braccia aperte. Frequentò il Seminario regionale umbro di Assisi e il Pontificio seminario francese di Roma, conseguendo la laurea in Teologia. Da Narni a Papigno e poi Lugnola, fino a Terni in quella piccola chiesa di Santa Maria degli Spiazzi, che don Fabio riaprì dopo un lungo periodo di chiusura, dedicandola agli artisti. Una sperimentazione tra arte e preghiera e un vero e proprio laboratorio sperimentale di arte sacra, destinato ai fedeli che numerosi frequentano la piccola chiesa; ai quali, a quanto pare, non dispiacciono i messaggi figurativi degli artisti. Nel 1998 il vescovo Gualdrini, che conosceva bene la sua indole artistica, gli affidò l’incarico di direttore del nuovo ufficio per i Beni culturali ecclesiastici. Da quel giorno ebbe inizio un nuovo percorso, che lo ha visto coinvolto nella salvaguardia e tutela dei beni culturali, ma anche nella creazione di nuove opere d’arte sacra per le chiese, dove ha messo a disposizione il dono della creatività e dell’estetica che ha sempre difeso in nome della bellezza di Cristo. Con il nuovo vescovo Vincenzo Paglia c’è stato il massimo della sintonia, dedicandosi alla nuova attività di ‘mediatore culturale ecclesiastico’. Una persona sempre seria, affidabile, dal carattere forte, a volte difficile, per molti non sempre simpatico, ma senza dubbio un uomo di tempra, un caparbio ‘servo buono e fedele’ che ha amato la bellezza in ogni sua forma e di questa si è fatto testimone e messaggero. Con lui è partito un cammino volto alla valorizzazione dei beni culturali, dell’arte sacra, degli archivi e delle biblioteche diocesane. Una grande fetta di questi ultimi dieci anni l’ha occupata nella progettazione di nuove chiese e nella committenza di opere d’arte contemporanea. Si sono sviluppate così quelle per la cattedrale di Terni, la nuova cappella Santa Maria della Misericordia, la chiesa di Santa Maria della pace e la decorazione pittorica della nuova chiesa di Santa Maria della Misericordia a Terni affidata dal vescovo a Ricardo Cinalli. Anche il suo ultimo sguardo, durante il funerale, è stato rivolto al grande dipinto della controfacciata della cattedrale, con il Cristo che solleva le anime verso la Gerusalemme celeste.

AUTORE: Elisabetta Lomoro