Sarà posta la prima pietra per la costruzione della chiesa di S. Giuseppe

Una delegazione, guidata dal Vescovo, nella missione di Fusche Arrez (Albania)

Una nutrita delegazione della diocesi di Orvieto- Todi, guidata dal vescovo mons. Decio Lucio Grandoni e dal direttore della Caritas Marcello Rinaldi, è partita alla volta dell’Albania per raggiungere la missione di Fusche Arrez (località Kallmett), a pochi chilometri dal Kosovo. Lì, sul posto, i volontari insegneranno ai giovani albanesi i principali mestieri e promuoveranno attività ricreative e sociali. Ma c’è di più. Con questo viaggio si porrà la prima pietra per la costruzione della chiesa di San Giuseppe: un progetto molto importante per una cittadina nuova, sorta durante il regime di Mocha, che non ha mai avuto chiese, nonostante la gente sia in larga maggioranza cattolica, un’iniziativa assunta dal Vescovo in occasione del 25esimo episcopato, celebrato nel 1997, e concretizzatasi con la raccolta di seicento milioni, di cui cento provenienti dalla Santa Sede. Da quindici anni la diocesi di Orvieto- Todi si interessa della missione di Fusche Arrez e da almeno quattro il vescovo mons. Decio Lucio Grandoni si reca sul posto per amministrare centinaia di battesimi, cresime e matrimoni: qui la diocesi sta realizzando un centro di scuola materna per bambini più piccoli e per le suore che ospitano quelli orfani o abbandonati, mentre sono state già costruite una cappella, sale per la catechesi e una casa per il futuro parroco. Vivono a Fusche Arrez anche due religiose, di etnìa tedesca, che occupano la missione per conto della diocesi umbra e svolgono attività di catechesi, attività di assistenza alle madri e ai bambini, promuovono attività lavorative anche per i giovani e distribuiscono medicinali. “La missione – spiega il vescovo Grandoni – era retta da un arcivescovo di Scutari, mons. Massafra, che è un ‘arabesh’, un antico albanese venuto in Italia e, due anni fa, anche a Todi. Adesso, siccome la zona appartiene ad un’altra diocesi, quella di Sapa, abbiamo preso contatto con l’Amministratore apostolico che è un kosovaro e con lui abbiamo concordato di proseguire nelle attività. Negli anni passati sono andati molti volontari che si sono occupati degli impianti elettrici, igienico- sanitari e di riscaldamento e hanno insegnato ai giovani del posto questi tipi di lavoro”. Quando c’è stato un afflusso massiccio di profughi dal Kosovo, la missione ha accolto centinaia di persone, dando loro vitto e, nei limiti del possibile, alloggio.

AUTORE: Susi Felceti