Scuola. A Bologna un referendum contro la cultura cattolica

Lettera aperta al Comitato per il referendum promosso a Bologna per eliminare il contributo pubblico alle paritarie

asiloEgregio “Comitato Articolo 33”, (*)

dopo la lettura dei contenuti del vostro sito, mi colpisce il fatto che si vada a sindacare su pochi euro mensili di contributo per bambino nelle scuole paritarie e nulla si obietti – per esempio – sui contributi ben più cospicui delle ASL e degli stessi comuni alle strutture sanitarie e alle residenze per anziani convenzionate. La posizione di cui il vostro comitato si fa portavoce appare scopertamente ideologica e ispirata ad una visione statalista – datata e insostenibile – dell’istruzione. Non si capisce infatti perché quella sussidiarietà sbandierata e attuata in alcuni settori del welfare non debba applicarsi anche all’istruzione!

Constato inoltre come il comitato misconosca ipocritamente la realtà di un sistema non statale di istruzione che è indubbiamente molto più economico (anche includendo le rette delle famiglie il costo a bambino è nettamente inferiore a quello delle scuole statali) e spesso più efficiente (perché nella scuola paritaria si lavora – purtroppo assai più che nella statale – per passione più che per soldi). Bisognerebbe poi, onestamente, affermare che, anche producendo con il milione risparmiato 163 posti in più (costo medio in Italia 6.116 € annuo a bambino – ma senza nuova edilizia scolastica!), l’aumento annuale di 600 € della retta della paritaria potrebbe indurre molte famiglie a chiedere il posto nella materna pubblica, per cui l’offerta risulterebbe comunque insufficiente. Avrebbe l’unico risultato di far chiudere qualche scuola cattolica, che fa fatica a realizzare il pareggio (e sono la maggioranza!).

Ci sarebbe poi da discutere se la proposta di un chiaro progetto educativo e di una definita visione antropologica, come quelli che caratterizzano le scuole cattoliche, non sia più efficace, per l’educazione, della neutralità etica e religiosa che purtroppo impera – ideologia dominante e indiscutibile – in molte scuole pubbliche. Ci sono in Italia – e in tutto il mondo! – scuole cattoliche frequentate da figli di musulmani, buddisti, animisti, atei… in cui né le famiglie né i bambini/ragazzi subiscono indottrinamento o pressione psicologica, ma esprimono invece soddisfazione per l’accoglienza e il rispetto loro rivolti.
È molto più ”confessionale” e ideologica una scuola dove, per malinteso rispetto degli ”altri”, si evita per esempio di parlare del Natale (trasformato in una non ben definita ”festa della luce” o ”festa della pace”), che una scuola dove ci sono il presepe e i canti tradizionali, che rendono tutti consapevoli della realtà in cui del resto tutti vivono, senza peraltro imporre ad alcuno la fede.

Si invoca la conformità con l’Europa per tante dimensioni del vivere privato e sociale, ma dovreste avere l’onestà di dire che altrove, compresa la laicissima Francia, il sostegno pubblico alle scuole non statali è assai più consistente, tanto da configurare condizioni economiche di accesso sostanzialmente simili a quelli delle scuole statali e determinando quindi una vera libertà di educazione. Non solo, ma laddove si registra una quota consistente di scuole pubbliche non statali, la qualità dell’insieme – statali comprese – è migliore.

Ma certo, non danno fastidio i cattolici che danno da mangiare ai barboni, che raccolgono i tossici,  puliscono i vecchi o distribuiscono pacchi viveri… Danno fastidio i cattolici che educano, che fanno cultura, che veicolano una visione alternativa di uomo e di società… In altre parole, quelli che fanno scuola. Abbiate l’onestà di dire che l’eliminazione di questa ”concorrenza” è il vero contenuto del referendum.

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(*)   Domenica 26 maggio i cittadini residenti nel comune di Bologna sono chiamati a partecipare al referendum proposto per eliminare i contributi alle scuole paritarie, rispondendo al quesito: «Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia? a) utilizzarle per le scuole comunali e statali b) utilizzarle per le scuole paritarie private».

La proposta di referendum consultivo cittadino è stata presentata dal Comitato referendario “Nuovo Comitato Articolo 33” che ha un proprio sito web, quello al quale fa riferimento l’intervento di don Paolo Giulietti. A differenza dei referendum nazionali questo comunale è consultivo e perché sia valido non è richiesto alcun quorum. “Il Comitato promotore – si legge nel sito – è composto da 400 cittadini” ma anche da “soggetti collettivi” tra cui associazioni di chiara ed esplicita impronta anticlericale quale il Circolo UAAR (Unione atei agnostici razionalisti) Bologna, e inoltre hanno dato la loro adesione – le sigle sono elencate nel sito – comitati e partiti della sinistra ma anche il M5S .

La presidenza nazionale della Federazione Italiana Scuole Materne in un comunicato diffuso in vista del referendum sottolinea che “il contributo economico erogato dal Comune di Bologna alle 27 scuole paritarie convenzionate (1milione di €, pari al 2,8% dell’intera spesa per la scuola dell’infanzia, come risulta da bilancio) consente di accogliere oltre 1.700 bambini (pari al 21% del totale dei bambini della città)”.