Senza margherite

Me lo sono chiesto a lungo: glielo dico o non glielo dico? Ho cercato una margherita che, sacrificando i suoi petali al mio dubbio, mi aiutasse a risolverlo. Ma trovare margherite a dicembre è come cercare eschimesi all’equatore. Glielo dico o non glielo dico, ai miei 17 (diciassette) lettori? Una settimana fa pensavo di no. E adesso dico di sì. Senza margherite. È successo questo. Con un’e-mail dell’ultimo minuto, la sera di domenica 6 dicembre, le Comunità di Capodarco sparse un po’ dovunque in Italia sono state convocate a Roma per la mattina dopo, lunedì 7 dicembre. “Venite, perché domattina nella Capodarco di Roma c’è un incontro con Fini, Casini e Pisanu”. Veniamo, certo che veniamo!, perché parlare in una sola botta con tre personaggi del genere non è cosa di tutti i giorni. Ma come era riuscita, la Comunità di Capodarco, a prendere non due, ma tre piccioni, e che razza di piccioni!, con una fava sola? Tanto più che la Comunità doi Capodarco è stata sempre vicina, con l’originalità della sua fisionomia, alla sinistra. Il famoso pullman dell’Ulivo che, nel 1996, nell’imminenza delle elezioni politiche, portò in 100 città d’Italia Romano Prodi e Walter Veltroni, fece la sua prima tappa a Capodarco di Fermo, nel paesino a metà strada tra Fermo e Porto S. Giorgio, dove la Comunità è nata, alla metà degli anni ’60, e dove tuttora è la sua sede centrale. Ma lo sapevano, di questa “penduta” a sinistra di lunga data, il presidente della Camera on. Gianfranco Fini, l’on. Pierferdinando Casini dell’Udc e l’on. Giuseppe Pisanu del Pdl. Lo sapevano? E allora? Lo sapevano, ma volevano fare una dichiarazione solenne di un certo tipo, hanno pensato che il luogo più giusto per farla fosse la Comunità di Capodarco. E così è stato. Dopo una brevissima introduzione del presidente mons. Vinicio Albanesi, hanno preso la parola loro, Fini, Casini e Pisanu. Eravamo all’indomani degli insulti rivolti dalla Lega al card. Tettamanzi (“l’imàm di Milano”); i tre volevano rispondere ai rutti di non-gradimento emessi dagli epigoni dei Celti con una solenne dichiarazione circa il primato dell’integrazione nelle politiche per gli immigrati. Tutte le tv nazionali hanno riferito le loro parole.E avevano scelto la Comunità di Capodarco come luogo più significativo per una dichiarazione del genere. Hanno voluto dire, in sostanza: l’Italia deve fare nei confronti degli immigrati quello che, da quasi 50 anni, la Comunità di Capodarco fa nei confronti dei disabili. Glielo dico o non glielo dico, ai miei diciassette lettori? Una grande soddisfazione: perché tenerla solo per sé? Da 40 anni vivo dentro questa comunità, e l’ho fatto, e lo faccio, non PER loro ma solo CON loro. Una grande soddisfazione: perché tenerla solo per sé? Con o senza margherite.

AUTORE: a cura di Angelo M. Fanucci