Si dovranno fare tagli di spesa

Approvato il Dap (Documento annuale di programmazione)

I cittadini sono preoccupati, per il futuro della Sanità in Umbria Dal Dap (Documento annuale di programmazione) al bilancio facendo i conti, più volte, con la spesa sanitaria: il Consiglio regionale ha approvato il Dap, ora il prossimo esame è il bilancio.Ma la sanità, con i suoi 2.000 miliardi di spesa previsti, impegna il 75 per cento delle risorse regionali. E’ un dato impressionante, anche se le soluzioni per abbattere la spesa potrebbero avere ‘costi’ sociali di non poco conto. Si parla tanto di riorganizzare la gestione sanitaria ma tanti manager, indigeni e non, si sono succeduti senza incidere più di tanto, anzi. Il punto più discusso, e controverso, è quello della privatizzazione di alcuni servizi. Rappresentano l’unico rimedio? Ma con quali conseguenze sulla collettività? Le scelte da individuare per i tagli complessive alle spese nel bilancio sono al vaglio della Giunta regionale. Ma le operazioni chirurgiche, è proprio il caso di dirlo (enti inutili da sopprimere, spese di rappresentanza, e via continuando), passano attraverso il coraggio degli amministratori e la compattezza della maggioranza. Per il momento, il centrosinistra ha incassato l’astensione del Pdci sul Dap – definito però “debole” nel suo complesso – e il suo impegno a votare il bilancio. Restano, magari in attesa di un futuro ingresso in giunta, le perplessità dei Comunisti Italiani rispetto alle “scelte riformatrici troppo timide”. Il capogruppo Maurizio Donati, motivando la sua astensione, ha ricordato la necessità di “scelte più coraggiose, più radicali in tutti i settori di intervento a partire da quello sanitario”, anche sulla base dell’avvio del cosiddetto federalismo fiscale. Insomma torna il tema della spesa sanitaria da affrontare e risolvere. E proprio in questi giorni è stato più volte sottolineato il problema dell’attività privata dei medici negli ospedali pubblici. Dopo la riforma Bindi, molti medici che operavano sia in ospedale che nelle case di cura private, hanno optato per la scelta interna. Ma a Perugia, in molti casi – al di là degli interventi urgenti – i pazienti attendono fin troppo (alcuni mesi) prima di essere operati. Cosa che non avviene per chi decide, nella stessa struttura pubblica, e dagli stessi medici, di essere operati a pagamento. Sulla vicenda interviene anche il capogruppo di Rifondazione Comunista in Consiglio regionale, Stefano Vinti. “L’attività privata dei medici negli ospedali pubblici è ammessa soltanto se questa contribuisce a ridurre i tempi di attesa dei pazienti, proprio per garantire pari opportunità, sia a chi può pagare la prestazione sanitaria di tasca propria, sia a chi – ed è la maggior parte degli utenti – non è in condizione di farlo”. Vinti ha richiamato lo spirito originario della normativa introdotta dalla riforma Bindi, sottolineando che “in Umbria sta avvenendo esattamente il contrario: i tempi d’attesa per le prestazioni specialistiche raddoppiano e contemporaneamente, all’interno degli stessi ospedali, si triplica il fatturato delle visite a pagamento”. Vinti ha annunciato che il suo partito si batterà “per evitare che la sanità diventi, anche in Umbria, un affare a vantaggio di pochi, e la salute una merce asservita alle logiche del profitto”. L’esponente del Prc ha inoltre fatto appello alla Giunta regionale e ai tecnici manager della sanità umbra “per abolire immediatamente questa situazione inaccettabile che determina una specie di privatizzazione strisciante, non dichiarata, ma inesorabile della sanità”. Le ricette per la Sanità umbra vanno individuate con celerità per evitare che nei prossimi anni i bilanci regionali non prevedano risorse per gli investimenti e lo sviluppo.

AUTORE: E.Q.