Sisma ’97: si celebra la ricostruzione ma le macerie del 2016 attendono

Ricordare il passato perché sia da esempio e stimolo per il presente e il futuro: è stato il motivo conduttore dell’iniziativa “diVenti Umbria”, che ha ripercorso il cammino della ricostruzione del sisma dal ’97 a oggi.

Si sono susseguiti incontri, approfondimenti sulla legislazione dall’emergenza alla ricostruzione. Si è parlato delle differenze tra la comunicazione di venti anni fa rispetto a quella che ha raccontato le recenti calamità naturali, è stato esaltato il ruolo del volontariato – ieri e oggi – per approdare poi alla situazione delle città colpite dal sisma, ma che hanno avuto capacità di reazione e si sono sviluppate modificando profondamente il proprio volto, a cominciare da Foligno.

Ora, l’iniziativa in sé può avere un suo valore nella direzione della divulgazione di un periodo particolare della storia dell’Umbria. Si può eccepire magari che una mostra avrebbe potuto includere tutto quello che è avvenuto; e prevedere momenti di approfondimento nelle scuole avrebbe raggiunto l’obiettivo di informare, con la distanza giusta rispetto al sisma.

L’elemento stonato sta nel “celebrare” il modello di ricostruzione di venti anni fa quando il sisma del 2016 è ancora vivo e mostra significative carenze. Tante macerie stanno ancora lì e non si sa nemmeno quando verranno portate via. Nei vari incontri si è “volato alto” parlando della legislazione della ricostru- zione, di tutto ciò che era avvenuto e della capacità di dare una risposta in tempi brevi. Raramente è stato fatto un parallelo tra le due calamità, molto simili per il territorio colpito, perché zone di montagna con popolazione anziana e con il rischio di disgregazione sociale.

Alla fine, nell’ultimo incontro, a Foligno, qualcosa è uscito fuori.

Il sindaco di Foligno, Nando Mismetti, ha parlato di necessità di un nuovo spirito per il futuro perché – riferendosi alla storia di Foligno – non si avverte più “la collaborazione e la partecipazione che hanno consentito di affrontare al meglio la fase successiva alla Seconda guerra mondiale, dopo le tante distruzioni e lutti, e la ricostruzione dopo il sisma del ’97”.

Vincenzo Riommi, già vice sindaco di Foligno durante l’emergenza del terremoto del ’97, ha posto l’accento sul fatto che “è essenziale ricostruire la comunità, con le persone che rimangono nel posto dove si trovano al momento del sisma, e non vengono mandate sulla costa adriatica. Poi si parlerà della ricostruzione delle case. La sofferenza avvertita nel periodo della ricostruzione avrà un senso e una prospettiva se non si ripartirà dalla situazione precedente al sisma”. Riommi ha ricordato l’importanza degli strumenti per sostenere le imprese al fine di svilupparle, “come è avvenuto” dopo il sisma del ’97.

Più sfumato e ‘istituzionale’ l’intervento del sottosegretario al ministero degli Interni, Gianpiero Bocci, il quale ha accennato al fatto che “non si può parlare di un modello di ricostruzione che è valido per tutte le situazioni, perché un modello di ricostruzione occorre calarlo nel territorio, anche se i terremoti del 1997 e del 2016 hanno situazioni ed esigenze simili”.

 

AUTORE: Emilio Querini