Spirito di Assisi sì, relativismo no

Inaugurazione anno accademico dell'Ita con mons. Amato

Con i suoi 290 iscritti e i 50 docenti, l’Istituto teologico di Assisi, localizzato all’interno del Sacro Convento accanto alla basilica di San Francesco, da circa due mesi ha ripreso gli insegnamenti nei due corsi in cui si è strutturato: quello di Teologia fondamentale e quello di Teologia e studi francescani. Il 23 novembre si è svolta l’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico, con messa nella basilica inferiore partecipata da studenti e docenti; prolusione di mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione della dottrina della fede. La prolusione di mons. Amato ha avuto un’eco importante per l’autorevolezza dell’autore e per il tema trattato: ‘La Dominus Jesus e le religioni’. Si può aggiungere anche un altro motivo dell’importanza della prolusione di mons. Amato, in quanto è stata pubblicata integralmente nel paginone centrale dell’Osservatore romano di sabato 24 novembre. Sarebbe presuntuoso riassumere in poche righe il contenuto della relazione, anche se si può ben immaginare come l’arcivescovo abbia ribadito, riattualizzato e contestualizzato in rapporto allo ‘spirito di Assisi’ (peraltro mai nominato, se la memoria non mi inganna) le ragioni che portarono alla elaborazione dell’importante Dichiarazione nel 2000, che tante discussioni ha suscitato. Sia permesso di citare come sintesi o slogan del discorso di Amato la felice espressione in cui afferma: ‘Essere fedeli alla propria carta d’identità religiosa è il miglior passaporto per entrare nel territorio religioso altrui e dialogare in libertà e verità’. Con ciò mons. Amato intende salvare la legittimità del dialogo a partire dall’affermazione della propria fede, senza compromessi né cedimenti, ma anzi con la consapevolezza che Cristo è l’unico salvatore dell’umanità. La preoccupazione che sta alla base di tutta la prolusione e della Dichiarazione è di contrastare ‘una certa teologia cattolica delle religioni per cui il dialogo interreligioso sembra giunto al capolinea, mediante la convinzione secondo cui tutte le religioni sono altrettante vie alla salvezza’.