Spoleto – Erevan: un ponte di solidarietà per aiutare gli Armeni

"Gruppi di armeni sulle nostre montagne spopolate" la proposta di mons. Fontana

L’arcidiocesi di Spoleto rinnova il suo impegno per i popoli in difficoltà. Stavolta il bersaglio della solidarietà della Chiesa spoletina sono gli armeni, come afferma monsignor Riccardo Fontana, delegato per la Carità della Conferenza episcopale umbra (Ceu). “L’obiettivo che ci poniamo”, dice il presule, “è quello di inserire gruppi di popolazione armena nell’agricoltura montana della nostra arcidiocesi, permettendo a questo settore in crisi di risorgere”. Infatti, sulle montagne di Norcia e Cascia, esistono dei terreni abbandonati da tempo dai coltivatori italiani, che potrebbero essere resi nuovamente produttivi grazie alla presenza di forza lavoro proveniente dall’Armenia. L’idea è, pertanto, quella di far incontrare il bisogno di lavoro degli emigranti armeni con i bisogni del territorio diocesano, in particolare della montagna, zona sempre più isolata. Perché la scelta è caduta proprio sul popolo armeno? “La povertà degli armeni”, continua monsignor Fontana, “è ben alle nostre delegazioni diocesane che di recente si sono recate in quella terra. Queste persone, fra cui molti sacerdoti, hanno visto con i loro occhi bambine vendute per fame dai genitori e giovani di Erevan (la capitale dell’Armenia) che peregrinano disperati per l’intero territorio dell’ex Unione sovietica in cerca di qualsiasi lavoro, spesso senza successo. Spero invece”, conclude Fontana, “che tale progetto si riveli vincente e sia condiviso anche da altre diocesi, anche di altre regioni d’Italia, sia del Nord sia del Sud, perché insieme si potrebbero fare meraviglie per un popolo che si dibatte ora in una grave crisi economica e sociale”. L’Armenia ha una storia molto interessante per i cristiani: infatti il suo territorio, che abbracciava un area più vasta rispetto all’attuale, comprendeva il monte Ararat, simbolo sacro e nazionale degli armeni e oggi situato in Turchia. Nella tradizione religiosa occidentale, l’Arca del diluvio universale approda in Armenia: secondo la Bibbia essa si sarebbe adagiata sul monte Ararat. Dopo centodieci giorni (150 giorni dall’inizio del diluvio) l’Arca si posò sui monti di Ararat (Genesi 8:5), poi dopo altri 73 giorni (mentre le acque si abbassavano) Noè vide le cime dei monti (Genesi 8:5). La leggenda fa risalire proprio a Noè l’origine del popolo armeno, anche se solo nel VI secolo a.C. gli Armeni si sono costituiti come popolo. Ponte tra Oriente ed Occidente, politicamente e storicamente ancor più tormentato del suo territorio, alla fine del XIX secolo il popolo armeno fu duramente represso dai Turchi. Nel 1895 e 1896 avvennero i primi massacri: il bilancio fu di 300 mila morti. In seguito il governo turco, approfittando del fatto che i Paesi occidentali stavano entrando nel primo conflitto mondiale, deportarono tutti gli armeni dell’Anatolia, trascinandoli nei deserti della Siria dove li lasciarono uccidere dalla fame, dalle epidemie e dai maltrattamenti: le vittime furono un milione e mezzo, cinquecentomila i dispersi. Con loro scomparvero migliaia di chiese, conventi, scuole, università quindi la cultura millenaria armena. Oggi più di 3 milioni di armeni vivono fuori dei confini nazionali: negli Usa, in Europa e nel Medio Oriente. Terminata la guerra civile russa, tra il Caucaso e l’Anatolia, nacque la repubblica armena che nel 1922 aderì all’Urss. Insieme alla Georgia e l’Azerbaigian divenne parte delle repubbliche transcaucasiche, anche se proprio contro quest’ultimo Stato gli armeni entrarono in guerra nel 1988 nel per la questione della regione Nagorno-Karabah; il genocidio del popolo armeno era stato ufficialmente riconosciuto da appena tre anni, nel 1985. Nel 1991, con la dissoluzione dell’Urss, si realizza l’antico sogno nazionale dell’indipendenza dell’Armenia.

AUTORE: Nerica Eminovic