Sposi cristiani: due cuori e… una comunità

Diocesi. Secondo incontro organizzato dalla Pastorale familiare, verso il Giubileo della famiglia

INCONTRO-PAOLO-GENTILI“Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia” è il titolo del documento della Cei, emanato il 22 ottobre 2012, che don Paolo Gentili, direttore dell’ufficio nazionale Cei per la Pastorale della famiglia, ha presentato venerdì 19 a Montesanto in Todi, nel secondo incontro organizzato dall’ufficio diocesano per la Pastorale familiare in preparazione al Giubileo della famiglia. L’incontro è stato aperto e presieduto dal vescovo mons. Benedetto Tuzia.

Don Gentili ha sottolineato che il documento non è rivolto solo agli “addetti ai lavori” ma a tutta la comunità cristiana in Italia. In crisi non è tanto la famiglia quanto la società contemporanea, che non sostiene più la famiglia e, di conseguenza, i giovani che si preparano a formarla. Viviamo in una società – come descritta dal sociologo Bauman – “liquida”, cioè dove non ci sono più valori condivisi e certezza. Anche l’affettività è “liquida”. Un solo esempio: pensiamo con quanta facilità oggi due persone si dicono “ti amo” e il giorno dopo si lasciano. Vige la legge dell’“usa e getta”.

Don Paolo ha poi citato l’affermazione di Benedetto XVI: “Nessuno può vantare il diritto ad una cerimonia nuziale” e che deve essere valutata “la capacità richiesta di sposarsi” dei fidanzati. Discernimento che va valutato dalla comunità cristiana nella persona del parroco e di coloro che accompagnano i fidanzati in un percorso non di preparazione ma di vero accompagnamento alle nozze. Affermazione che ha fatto riflettere sulla prassi pastorale attualmente in essere.

La cartina di tornasole del percorso alle nozze si vede dal giorno successivo al matrimonio: se le coppie si isolano, continuano la vita precedente, se non testimoniano, se non diventano “segno visibile dell’amore invisibile”, allora probabilmente qualcosa va rivisto e ripensato.

Nel documento Cei vi è una parola ricorrente: “accoglienza”. Fin dal primo incontro che i fidanzati hanno con il loro parroco, magari dopo anni di lontananza, è bene che sentano e sperimentino “l’abbraccio accogliente della Chiesa madre”, a prescindere dal loro stato attuale di vita; che abbiano la sensazione che d’ora in poi non saranno più soli. Sperimenteranno che non vale il “due cuori, una capanna”, ma che questo tratto della loro vita verrà percorso e condiviso con altre coppie.

Alcuni punti salienti a cui dare importanza in una diocesi: uniformità dei vari percorsi per la preparazione alle nozze (durata e modalità, conduzione fatta da coppie, supportate dal parroco, che diano testimonianza della propria vocazione al sacramento delle nozze, preparazione specifica e permanente di queste equipe di coppie); collaborazione dei vari uffici diocesani che si occupano della formazione per una educazione comune all’affettività; gruppi di giovani famiglie in cui inserire le nuove coppie per non lasciarle di nuovo sole fino al battesimo o prima comunione dei figli.

L’incontro poi è proseguito con un fruttuoso ed intenso dibattito sui punti sopra citati. Questo momento di riflessione era aperto a tutti coloro che sono sensibili a queste tematiche, ma certamente indispensabile per tutti i sacerdoti e coppie che si occupano dei percorsi dei fidanzati e dei gruppi di giovani coppie.

AUTORE: Maria Teresa e Ivano