“Stiamo vicini a questi nostri fratelli con la preghiera”

Mons. Decio Lucio Grandoni ricorda i caduti di Nassiriya

E nel “nuovo”, della attuale commemorazione della dedicazione della Cattedrale, tenuta in Duomo, anche una nota di dolore. Partendo dal legame di fraternità che unisce tutti gli uomini in un medesimo Padre, Iddio, e dal fatto che i cristiani per la particolare adozione, guadagnata dal Cristo, si sentono maggiormente fratelli, il vescovo Grandoni ha aggiunto: “non possiamo non partecipare con tutto il cuore al dolore di chi soffre. Abbiamo avuto questa tragedia in Nassiriya, in Iraq, con tutti questi fratelli morti. Essi non stavano, in quel paese, per dominarlo, ma per servirlo, per aiutare quel popolo a riprendersi dagli anni terribili della dittatura di Saddam Hussein e dopo la guerra che ha coinvolto quella nazione. Mi sembra ingiusto che oggi ci siano dei politici italiani che cerchino di addossare questo triste massacro a quanti, della politica governativa, hanno mandato i nostri carabinieri e soldati a compiere questa opera umanitaria. E’ un modo di celebrare un avvenimento, così triste, completamente sbagliato e assurdo. Noi vogliamo essere vicini a questi nostri fratelli con la preghiera, innanzi tutto. Sappiamo che offrendo per loro il sacrificio della messa, possiamo portare loro un aiuto, un conforto, avvicinarli alla piena felicità del paradiso. Ma soprattutto pensiamo alle loro famiglie. Sono state date garanzie da parte dell’Arma dei Carabinieri, da parte dello Stato Maggiore dell’Esercito, delle Associazioni dei Carabinieri e dell’Esercito che staranno vicini a queste vedove, a questi bambini, che hanno perduto il loro papà in questa assurda vicenda. E’ infatti assurdo che si associ la delinquenza terroristica alla religione. Purtroppo i nostri fratelli musulmani integralisti mischiano le due cose. Ci sono stati quattro persone che si sono uccise per uccidere, quattro “Kamikaze” , come si dice. Ebbene istigare la gente a fare del male agli altri in nome di Dio, con la premessa di ricevere da Dio non un castigo, ma un premio, è una cosa completamente contraria al senso di ogni religione, compresa quella musulmana. Chi legge il Corano non trova in esso giustificazione ad atti di violenza e di morte. Le nostre forze armate, dopo la fine della seconda guerra mondiale, si sono dedicate a fare interventi umanitari in varie parti del mondo “. Ricordava il Vescovo, a questo proposito, l’eccidio di Kindu, nel sud del Congo belga, ex Zaire, dove trovarono la morte quindici membri del Corpo dell’Aeronautica italiana, recatisi laggiù per portare viveri e medicinali. Furono uccisi e su di loro fu addirittura praticato il cannibalismo. “Queste violenze terribili, assurde, ripeteva il Vescovo, non possono trovare giustificazione. Quindi vogliamo ricordare anche loro e con essi tutti coloro che in azioni di pace sono morti al servizio dell’umanità. Tutti noi siamo impegnati a fare del bene anche a costo della vita, la cosa più preziosa che abbiamo”.