Su ali di gabbiano

Il Centro Guerrino Rota chiude il trentennale con un appello a 'risollevarsi'

Al servizio della persona: è con questo spirito che a Spoleto opera da oltre trent’anni il centro di solidarietà ‘Don Guerrino Rota’ e, come ogni anno, nel mese di novembre viene convocata la città, istituzioni, sostenitori e amici. Quest’anno la giornata è fissata per domenica 19 novembre: la mattina alle ore 11.30 l’appuntamento è nella cattedrale di Santa Maria, dove l’arcivescovo mons. Riccardo Fontana presiederà la concelebrazione eucaristica, al fianco del presidente del centro mons. Eugenio Bartoli, in ricordo del fondatore. Tra gli altri, sono stati invitati al rito anche tutti i ragazzi che nel tempo sono stati ospiti della struttura con le rispettive famiglie. l termine, nella cappella della Santissima Icone, mons. Fontana presiederà l’atto di consacrazione del centro alla Beata Vergine Maria: un gesto che segnerà la conclusione dei festeggiamenti del trentennale. È così che verrà apposta concretamente una targa recante la preghiera consacratoria e il simbolo dell’Associazione, due gabbiani, al fianco dell’altare della cappella. La giornata proseguirà poi al pomeriggio, a partire dalle 15.30, nel teatro Caio Melisso dove si terrà una rappresentazione realizzata dai ragazzi del centro, dal titolo Ulisse e le città invisibili. Al termine, come da tradizione, verranno consegnati gli attestati di fine percorso, che quest’anno riceveranno venticinque ragazzi; saranno ventisei, invece, coloro che otterranno la medaglia di confermazione. La giornata di novembre è una data importante che mette in luce i frutti di un lavoro che 365 giorni l’anno viene svolto nel silenzio e che coinvolge moltissime persone. Attualmente, infatti, la struttura ospita 160 ragazzi in cinque strutture (accoglienza diagnostica residenziale, accoglienza residenziale, comunità terapeutica, comunità terapeutica doppia diagnosi, reinserimento residenziale), e conta 40 operatori a rapporto di impiego e numerosi volontari che offrono la propria opera nei vari ambiti, secondo le proprie peculiarità. Una ‘rete’ vasta e variegata che però comporta l’impiego del massimo delle energie in chi è coinvolto e di molte risorse, non sempre disponibili, come in questo periodo nel quale il Centro di solidarietà sta rivivendo situazioni di precarietà che per tempo si era pensato fossero ormai soltanto storia. Ciò desta non poche preoccupazioni nei responsabili, che stanno perciò impegnandosi ancora di più per risolvere la situazione, anche appellandosi ai cittadini sensibili all’opera della Comunità, dopo trenta anni considerata parte della città stessa.

AUTORE: Eleonora Rizzi