Ti fidi di Dio al 100 per cento?

Commento alla liturgia della Domenica a cura di Bruno Pennacchini XXXII Domenica del tempo ordinario - anno B

Nella liturgia di oggi due vedove occupano la scena: una è presentata mentre fa la sua povera offerta nel tempio di Gerusalemme, l’altra, vissuta sette o otto secoli prima, mentre in tempo di grave carestia raccoglie legna per cuocersi l’ultima focaccia. Le due sono accomunate, oltre che dalla vedovanza, da una fede decisiva nella assoluta affidabilità della Parola di Dio. Cominciamo dalla vedova del racconto di Marco. Gesù è entrato trionfalmente in Gerusalemme da qualche giorno; è vicina la conclusione della sua vicenda terrena. Trascorre il suo tempo, quasi di continuo, nel Tempio, a insegnare alle folle e a polemizzare con i personaggi importanti del momento. E diceva alla gente: non fate come quelli là, che si fanno vedere vestiti all’ultima moda, gli piace di essere salutati e riveriti, occupare i primi posti; e intanto “divorano le case delle vedove”. Proprio a questo punto compare una vedova poverella.

Le vedove allora occupavano l’ultimo posto nella scala sociale: non avevano alcun tipo di protezione, non “appartenevano” a nessuno, nessuno si accorgeva di loro; e i furbi se ne approfittavano per spogliarle dei loro beni. Gesù sedeva di fronte alla stanza del Tesoro, nel cortile detto “delle donne”, dove si raccoglievano i contributi per il culto, e che in qualche modo funzionava anche da pubblico erario. Si entrava nella stanza e si parlava a voce alta con il sacerdote addetto. Chi era nelle vicinanze poteva agevolmente ascoltarne i dialoghi. Poi si gettavano nel forziere le offerte. Le monete d’argento e d’oro producevano un bel suono e garantivano un’ottima figura ai ricchi che potevano farlo. Anche la vedova poverella gettò dentro la sua offerta, che però non fece rumore, perche si trattava di due spiccioli di rame. Precisa il testo che equivalevano a un quadrante, che era la quarta parte di un asse, pari a una somma minima.

Gesù approfitta dell’episodio per dare la sua valutazione del gesto: “Costei ha dato più di tutti; i ricchi hanno dato del loro superfluo, lei ha dato tutto quanto aveva per vivere”. Gettando nel tesoro del Tempio quelle due monetine, essa esponeva la sua vita. Le due monetine le garantivano la sopravvivenza per quel giorno. Lo ha fatto fidando che per quel giorno Dio sarebbe stato la sua garanzia.

La vedova del racconto di Elia. La Bibbia narra abbondantemente del profeta Elia, costantemente in lotta con il potere politico, che in quel momento era incarnato dal re Acab e da sua moglie Jezabel, che era una straniera, pagana e idolatra. Essi avevano introdotto in Israele il culto del dio Ba’al, che la gente comune non distingueva granché dal Dio dei padri; sicché ne era venuto fuori un miscuglio equivoco, contro cui Elia non cessava di combattere; tanto che dovette chiamare sul Paese una lunga siccità, con conseguente carestia. Egli se ne sottrasse per un tempo, vivendo in solitudine presso un torrente che gli forniva acqua da bere. Ma poi anche il torrente si seccò e lui dovette emigrare. Arrivò dalle parti di Sidone, nell’attuale Libano. A questo punto compare la vedova di cui parla la prima lettura.

Il profeta la incontrò mentre raccoglieva legna vicino alla porta della città. La fermò e le chiese da bere. Mentre lei andava, la fermò di nuovo e aggiunse di portargli anche un pezzo di pane. La poveretta confessò che non era possibile; le era rimasto solo un pugno di farina e un goccio d’olio per una schiacciatina per sé e per suo figlio, che ora avrebbe cotto. Dopodiché non restava loro nulla da mangiare. Ora il profeta sta davanti alla vedova con il potere di Dio e parla in suo nome: “Non temere!”. Questa Parola risuona spesso sulla bocca anche di altri profeti. È una parola decisiva, con cui Dio garantisce che quanto Egli promette, avverrà.

La povera vedova ora deve scegliere se fidarsi di quella Parola folle, che diceva che la farina e l’olio non sarebbero diminuiti, oppure agire in base alla saggezza umana, che le consigliava di guardare alla “concretezza” delle cose. Lei scelse di ascoltare la parola di Elia, nel quale aveva certamente riconosciuto il profeta di Dio. Quella Parola si avverò. Dice il testo biblico: “La farina nella giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la Parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia”. Queste due vedove oggi stanno di fronte all’assemblea liturgica, testimoni della fedeltà di Dio e la interrogano: “Vi siete mai interrogati sulla qualità della vostra fede? Che tipo di fede è la vostra? Forse solo un’adesione intellettuale ad alcune affermazioni? L’avete mai messa a collaudo nei fatti? Avete mai provato a fidarvi incondizionatamente della Parola di Dio?”.

AUTORE: Bruno Pennacchini Esegeta, già docente all’Ita di Assisi