Tossicodipendenza: un dato di fatto in mezzo a infinite interpretazioni

Iniziamo da qui una serie di interventi sul problema droga con storie, interviste, riflessioni, dati, per conoscere e capire

Cambiano le stagioni anche per la droga. Sostanze vecchie che occupano posizioni di maggiore o minore appeal, sostanze nuove buttate nel mercato con lanci pubblicitari, realizzati dal tam tam degli spacciatori di strada, fluttuazioni dei prezzi, cambio di strategie nello smercio. La diffusione delle sostanze tiene e il fenomeno in generale non viene meno, anche se è fluttuante con alti e bassi, come le onde del mare che, però, spesso portano a riva dei cadaveri. Molti, per fortuna, riescono a scampare al naufragio con i moderni farmaci somministrati in extremis. Cambiano anche le interpretazioni, sia nella valutazione delle sostanze, sia nella ricerca delle cause per cui si assumono. Prima di tutto la diversa interpretazione: positiva o possibilista, e negativa o catastrofista. In altri termini c’è chi minimizza il danno delle sostanze e tende ad allargare lo spazio per le droghe leggere e chi massimalizza i danni e le conseguenze negative anche di queste. C’è anche la famosa querelle dei liberisti o antiproibizionisti e coloro che vorrebbero proibire la vendita delle siringhe e dell’acqua distillata senza ricetta medica. C’è stata la stagione in cui si riteneva che i tossicodipendenti dovessero essere considerati dei malati, predisposti da condizionamenti psichici da trattare con farmaci contrastanti e terapie psicologiche o psichiatriche secondo i casi. C’è stata la stagione della spiegazione sociologica, per cui i tossicodipendenti dovevano essere considerati il frutto della società che provoca discriminazione ed emarginazione, che i giovani delle periferie urbane provano a superare con l’uso e lo spaccio delle sostanze. C’è stata anche la variante positiva della ragione sociologica che ha considerato i tossici come avanguardie dei contestatori di una società ingiusta e annunciatori di un mondo nuovo senza tabù e costrizioni di sorta. In queste varianti entrano anche le diverse stagioni nella predisposizione delle leggi e dei metodi della repressione e della prevenzione. Nella storia degli ultimi 30-40 anni dell’Italia e dei Paesi europei, in cui si sono realizzate situazioni simili, le vicende sociali, culturali e politiche che si sono sviluppate attorno al tema droga potrebbero essere prese come uno spaccato del sentire profondo della popolazione. Un punto fermo, o alcuni punti fermi, di tutta la vicenda, è che il fatto esiste, si allarga, ma non diventa generale, colpisce giovani senza etichette, e pertanto ha una radice esistenziale primaria collegata con la sfera dei sentimenti. Il mercato, come ogni mercato, sia pure clandestino, è regolato dalla logica della domanda e dell’offerta, ha buon gioco in una società dove il principio del piacere è predominante su ogni altro principio e dove l’educazione, considerata in senso generale come prevenzione primaria di base, ha scarso peso e scarso successo. Partendo da queste riflessioni iniziali e da alcuni fatti allarmanti nella nostra regione, abbiamo pensato di interrogare alcune persone che hanno in un modo o nell’altro qualche rapporto con il problema.

AUTORE: E.B.