Trasimeno: si cercano soluzioni alla mancanza d’acqua

La torrida estate ha accentuato i problemi di cui soffre il lago e chi ci vive

Un’estate eccezionale e anni di chiacchiere (e sprechi) hanno trasformato il Trasimeno in una sorta di palude. I turisti, soprattutto stranieri, da sempre innamorati del lago, hanno fatto marcia indietro. Lo spettacolo, per modo di dire, del bacino è stato ‘ ma lo è ancora ‘ desolante. Divieti di attingimento e interventi straordinari per la manutenzione delle sponde non hanno cambiato la situazione, critica da qualche anno ma che da maggio ad oggi ha raggiunto probabilmente il punto di non ritorno. Negli ultimi anni è stato approvato il progetto per l’ampliamento del bacino imbrifero, poi praticamente abbandonato: ora si punta sull’acqua che deve arrivare dalla diga toscana di Montedoglio. Serve acqua, subito, per il lago e per l’irrigazione. Perché la pioggia è stata praticamente inesistente. Ma l’acqua dall’invaso di Montedoglio non può arrivare finchè non sarà terminato l’intervento per la realizzazione delle condutture. E l’opera non può iniziare perché mancano i fondi, o meglio, sono stati stanziati ma non se ne vede l’ombra. Insomma, c’è poco da scherzare: se non si interviene urgentemente, il destino del lago sembra segnato. Va ricordato che in questa estate, da dimenticare per il bacino, si è toccata la quota di meno 169 rispetto allo zero idrometrico posto a 257,33 e la temperatura dell’acqua ha raggiunto punte caraibiche, 35 gradi. Numerose iniziative sono state prese dalle istituzioni umbre sul fronte del risparmio di acqua come l’emanazione del bando per gli agricoltori per accedere ai contributi per gli impianti di irrigazione a goccia oltre all’erogazione di incentivi, pari a 350 euro ad ettaro, per tre anni, a favore delle colture in ‘asciutto’ o di chi rinuncia all’irrigazione. La Provincia di Perugia è intervenuta più volte sulle aree spondali demaniali in varie zone del lago con la rimozione dei materiali spiaggiati e la rimodellazione dei fondali riemersi, per eliminare i ristagni di acqua. Sono stati impiegati dall’Apm battelli a pescaggio ridotto per assicurare il trasporto pubblico con le isole. La stagione è stata difficile per tutti. Gli appassionati di vela del club velico Trasimeno, a Passignano, hanno portato a traino le barche fino all’acqua, con la melma fino alle ginocchia perché in alcuni tratti l’acqua, dove le sponde sono più inclinate, si è ritirata, in alcuni punti, anche molti metri. Gli agricoltori hanno manifestato, a più riprese, la preoccupazione per potere svolgere il loro lavoro, per le difficoltà climatiche, oltre alle critiche definite ‘sommarie’ che imputano al settore gli sprechi di acqua. ‘Ma senza acqua non è possibile programmare alcun tipo di agricoltura moderna e di qualità’, osservano gli agricoltori. Gli operatori turistici hanno sofferto la fuga dei visitatori, sicuramente poco affascinati dal ritiro dell’acqua. E’ intervenuta la Confcommercio rilevando che ‘il rischio più grave è che le difficoltà eccezionali di questa estate producano danni alle imprese e al territorio non solo nell’immediato ma anche nei prossimi anni, con un effetto moltiplicatore’. Tra i tanti interventi politici registrati, si sono trovati d’accordo la presidente Lorenzetti e il senatore Ronconi sul fatto che il Trasimeno sia un’emergenza nazionale, pur mantenendo giudizi difformi sulle modalità di intervento. Si è mosso anche il sindacato, anche se è riuscito a dividersi. Cgil e Cisl hanno promosso un forum ma soprattutto hanno invitato alla mobilitazione per il prossimo 21 settembre quando, con il contributo di associazioni e cittadini, presidieranno i 12 pontili del Trasimeno. L’obiettivo è quello di trovare ‘una soluzione urgente per la mancanza di acqua’ che si ripercuote sull’occupazione in diversi settori: turismo, commercio, pesca e agricoltura. E’ stata anche proposta la creazione di un’agenzia per coordinare gli interventi. Ma la Uil, attraverso il segretario regionale, Roberto Silvestri, ha fatto sapere che non parteciperà alle iniziative promosse da Cgil e Cisl perché ha una sua proposta che ‘si muove nella logica del patto per l’Umbria’. Viste le condizioni del lago, l’unica via dovrebbe essere quella della programmazione di opere e tempi certi per la salvaguardia del lago e al riparo da tante parole. Per evitare che possa avvenire ciò che scongiurò nell’ottocento il parlamentare Giudo Pompili: il prosciugamento. La storia del lago tra alti e bassiDurante l’estate le notizie sul livello del lago hanno rappresentato un bollettino angosciante. L’acqua è scesa sempre di più, quasi un centimetro al giorno fino a meno 169 centimetri. E ogni volta si fanno i confronti con il passato. Ecco, tanto per fare un esempio. Nel 1958 la situazione era a dir poco drammatica: si giunse sotto la soglia di 263 centimetri per cui si rese necessaria la realizzazione di un immissario artificiale, il canale dell’Anguillara, che immetteva nel lago anche i torrenti Moiano e Maranzano, permettendo così un afflusso costante di acque come l’emissario ‘ realizzato nel 1898 per evitare le inondazioni – ne consentiva il regolare deflusso. Insomma la storia del Trasimeno è costituita da fasi alterne, con periodi di inondazioni e periodi di considerevoli abbassamenti di livello. Non c’era il consumo attuale di acqua a scopo irriguo ma le zone lacustri erano scarsamente abitate. Vale la pena ricordare quello che è avvenuto nel corso dei secoli. Nel 1602 un’inondazione ‘ definita ‘stranissima’ dai contemporanei – fu talmente forte che vennero riportati nuovi confini nelle carte geografiche. L’arco di tempo, compreso, tra il 1700 e il 1830, venne caratterizzato da una media acque ‘altissime’, seguito da segnali costanti di cambiamento dei livelli tendenti al basso. Ci fu anche chi pensò a prosciugare il bacino. Da una parte interessi economici per la possibilità di coltivare migliaia di ettari e il timore, spesso esagerato di pericolo di malaria, spinse una società romana nel 1833 a chiedere la concessione per disseccare il lago. Ma l’opposizione di molti perugini salvò le sorti del Trasimeno. E quasi trenta anni dopo, nel 1862, si parla di nuovo di un suo prosciugamento, ma non se ne fece niente anche perché i vantaggi sarebbero stati probabilmente superati dai danni. Nel tempo, per ovviare a inondazioni o secche, sono state prese decisioni drastiche per risolvere la situazione. Anche quando le risorse e gli interessi erano minori di adesso, l’immobilismo è stato sconfitto.

AUTORE: Romano Carloni