Un “dialogo per la vita” per rispettare la dignità umana

Le frontiere della bioetica interpellano le religioni. Probabili convergenze

A prima vista qualcuno, leggendo la tabella qui sotto, avrà l’impressione di trovarsi di fronte a posizioni molto diversificate. E avrà la sorprendente sensazione che vi sono religioni lontane, come cattolicesimo e islam, che, si trovano quasi del tutto d’accordo sui temi della bioetica, mentre tra cattolici e protestanti che confessano la stessa fede nei punti fondamentali del Credo si notano molteplici differenze di valutazione. Alcune Chiese e religioni hanno sviluppato un processo di studio e di documentazione, anche sulla base di dichiarazioni di organismi internazionali specialmente europei (Bompiani Brovedani Cirotto, Nuova genetica Nuove responsabilità, ed. S.Paolo) su tali argomenti e vi hanno speso maggiori energie di altre ed inoltre non c’è stato un confronto approfondito. Si è persino tenuta lontano dagli incontri interconfessionali la questione dell’aborto, sapendo che la posizione cattolica da una parte e quella di molti evangelici dall’altra si discostano notevolmente tra di loro. Si badi bene, non sulla valutazione oggettiva dell’atto abortivo, ma sulla libertà da concedere o meno alla donna che ne abbia sufficiente personale motivo. In altri termini, i protestanti, pur considerando immorale l’aborto, ritengono che sia giusto riconoscere la libertà della donna di compierlo evitando l’aborto clandestino e le conseguenze che esso comporta. Da ciò il loro assenso ad una legge permissiva. Come si può vedere sono le ragioni che sono sostenute dal fronte laico. Si dovrà ricordare che il mondo protestante è all’origine della laicità dello Stato e della secolarizzazione della società e per la maggior parte coincide con la cultura anglosassone, caratterizzata dall’utilitarismo e il pragmatismo. Dal punto di vista cristiano gli evangelici non hanno difficoltà a riconoscere il primato della libertà di coscienza al di sopra delle norme astratte. Il dialogo tra cattolici e protestanti su questo punto è piuttosto difficile, anche se necessario, perché vi sono al fondo due culture e due modi di concepire il rapporto tra la libertà del singolo e l’universalità della norma morale. Mi sembra interessante poter notare che vi è maggiore unità di fondo tra tutte le religioni di quanto possa apparire, se si guarda il primo e l’ultimo punto della scheda. Tutti, cristiani e non cristiani riconoscono l’immoralità oggettiva dell’aborto, ammettendone alcuni la pratica solo per salvare la vita della madre, o, come si diceva sopra, per gravi motivi e per evitare un male maggiore. Ed inoltre tutti rifiutano la clonazione umana a scopo riproduttivo. Mi sembra che in questi due punti si possa ravvisare il riconoscimento della intangibilità della vita umana fin dal primo concepimento (anche se alcune posizioni dovrebbero essere chiarite). Se ciò è vero, alla luce di questi due parametri si potrebbero e dovrebbero, a mio avviso, trovare dei criteri anche per le altre operazioni di carattere biomedico. Non è ancora così. Per questo è necessario sviluppare sia la ricerca sia la comunicazione e il confronto tra scienziati, filosofi, teologi e pastori. E sarà necessario, per far luce su problemi di così generalizzato interesse ascoltare anche le reazioni delle coscienze di persone semplici, di madri, di padri e di singole persone che hanno la sapienza del cuore ed esperienza sofferta di vita. Queste sono le nuove frontiere del dialogo interconfessionale e interreligioso. Già da alcuni decenni, dal filosofo e teologo della religione Raimundo Panikkar è stato indicato come dialogo “intrareligioso”, l’incontro delle religioni del mondo considerate come membri di una sola famiglia. Ed è stato Hans Kung a precisare il versante sul quale deve svolgersi questo incontro: la ricerca di un’etica universale a servizio dell’umanità e di tutto ciò che è umano. La scienza e la tecnica non sono in grado di offrire dei principi etici fondati su valori. A questo compito sono chiamate le religioni, le quali, ponendosi al servizio dell’intera umanità, devono indicare quelle norme che possono rendere pacifica e serena la vita sulla terra. Si ricordi l’incontro di Assisi del 1986. Anche la lettera apostolica del nuovo millennio (Novo millennio ineunte) di Giovanni Paolo II parla di questo, quando dice che “tale dialogo (interreligioso) è importante anche per mettere un sicuro presupposto di pace e allontanare lo spettro funesto delle guerre di religione” (n.55). Una convergenza delle religioni sui temi e le sfide poste dalle nuove frontiere dell’etica sono una condizione indispensabile per una pacifica convivenza tra gli uomini e le donne del nostro tempo.

AUTORE: Elio Bromuri