Un libro riapre il caso padre Pio

Ferite sempre aperte

Nei giorni scorsi, anticipazioni giornalistiche del volume – non ancora in libreria – dello storico Sergio Luzzatto hanno riacceso l’attenzione su alcuni episodi della vita di Padre Pio: tutti fatti, in realtà, già noti ed esaminati dalla Chiesa. Ne parliamo con mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, che è stato ‘censore’ degli scritti di Padre Pio nella fase diocesana del processo di beatificazione. Padre Pio e Giovanni XXIII: com’erano i rapporti tra i due? ‘Non è un segreto che proprio durante il pontificato di Giovanni XXIII, ossia nel luglio 1960, sia stata affidata a mons. Carlo Maccari la visita canonica che sarà un elemento fondamentale per i successivi interventi ecclesiastici nei riguardi di Padre Pio. Significa che il Papa era un ‘persecutore’? Che così non fosse, è confermato dalla pubblicazione del volume Angelo Giuseppe Roncalli – Giovanni XXIII, Pater amabilis. Agende del Pontefice 1958-1963. Possono consultarlo tutti. Benché preoccupato della situazione, Papa Roncalli rimase in attesa, cercando di conservare una visione equilibrata ed equanime rispetto a quanti, in quell’epoca, erano un po’ troppo focosi nel denigrare. Le informazioni che gli giungevano, infatti, non erano univoche e spesso erano allarmanti. Talvolta, il Papa vi ironizzava perfino. In questi giorni mons. Loris Capovilla, già segretario personale di Giovanni XXIII, ha spiegato che non c’era alcun pregiudizio, precisando che erano gli uffici a trasmettere notizie negative su quanto avveniva a San Giovanni Rotondo; il Papa non poteva fare altro che prenderne atto’. Un dato, questo, che tocca anche i rapporti con gli altri Papi del XX secolo? ‘Affermare che i Pontefici succedutisi nel corso del ‘900 abbiano guardato a Padre Pio con occhi diversi, è vero per qualche aspetto, ma è una forzatura se non si fanno le dovute precisazioni. Non si trattava di rapporti diretti. Come ho detto, erano piuttosto le informazioni che giungevano alla Santa Sede ad essere di volta in volta differenti’. Passiamo al ‘giallo delle stigmate’… ‘A questi sospetti – ma anche a tutti gli altri episodi denigratori nei confronti del Santo – è stata già data risposta da diversi anni; non solo con le perizie dei medici del tempo, ma anche con le inchieste dei tribunali ecclesiastici, diocesano prima e della Santa Sede poi, che hanno portato alla beatificazione nel 1999 e alla canonizzazione nel 2002. Per quanto riguarda le stigmate: il fatto che Padre Pio chiedesse ‘in stretto segreto’ – come testimoniato da due farmacisti – acido fenico puro e veratrina, è certamente dovuto alla sua volontà di tenere nascosta l’esperienza mistica. I segni alle mani erano per lui motivo di confusione e di vergogna, come facilmente si evince dal suo epistolario. Così, ad esempio, scrive in una lettera datata 8 settembre 1911, informando per la prima volta il suo direttore spirituale: ‘Questo fenomeno è quasi da un anno che si va ripetendo, però adesso era da un pezzo che più non si ripeteva. Non s’inquieti però se adesso per la prima volta glielo dico; perché mi sono fatto vincere sempre da quella maledetta vergogna. Anche adesso, sapesse quanta violenza ho dovuto farmi per dirglielo!’. Ecco perché risulta difficile, se non moralmente impossibile, pensare che il frate abbia spiegato alla farmacista il motivo per cui gli servivano le due sostanze richieste’.

AUTORE: Vincenzo Corrado