Un motivo per essere contenti

Rimbalzata con grande evidenza nei giorni scorsi, ha scosso le coscienze in tutto il mondo la terribile notizia del pilota giordano catturato dai terroristi dello Stato islamico (Is), Mual Kasasbeah, che il 31 gennaio è stato arso vivo, chiuso in una gabbia di ferro, secondo quanto documentato da un video degli stessi carnefici. A questo giovane non è bastato portarsi dietro il Corano. Questi fanatici, velleitari assertori del Califfato vogliono dimostrare di essere i più feroci, e quindi i migliori, un modello per i “veri” musulmani, ferventi difensori della vera fede. Si pongono al di sopra del bene e del male: capaci di tutto, dispregiatori di ogni regola internazionale, nemici dell’Occidente e dei suoi alleati.

Questa non è una notizia come le altre; si aggiunge al taglio delle teste, alle crocifissioni, a forme di esibizionismo retorico della crudeltà. È la negazione del valore umano della vittima, e segna la perdita di umanità del carnefice: la vera blasfemia, un sacrilegio. Allargando la scena, troviamo impiccagioni, fucilazioni, esecuzioni di massa.

Il nostro è diventato un pianeta insanguinato, e ora anche avvolto da fiamme minacciose. La guerra mondiale “a capitoli sparsi” di cui ha parlato Papa Francesco? Egli ha ricordato con drammatica intensità anche la tragedia che si sta consumando in Ucraina, tra filo-russi (con l’appoggio di Putin) e indipendentisti, che ha prodotto già migliaia di vittime. Il Papa ha detto in tono meravigliato e triste: “Una guerra tra cristiani!”, invitando tutti a cercare accordi per una convivenza pacifica.

In questo scenario, e con queste deprimenti notizie che ci perseguitano a ogni accensione della tv, è avvenuta l’elezione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Meno male, una buona notizia; una scena pacifica, serena, costruttiva, un capolavoro di serietà, di efficienza ed efficacia. Gli italiani, in grande maggioranza, si sono sentiti uniti e rispecchiati, possono stare contenti: non c’è guerra. Ma c’è stata. Mattarella ha ricordato le Fosse Ardeatine e il piccolo Stefano: “Voglio ricordare – ha detto – un solo nome, Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino. Un bambino italiano”. Oltre a questi due ricordi non ha mancato di elencare problemi, difficoltà, pericoli, corruzione, chiamando le cose per nome e indicando vie di speranza. Ha parlato ai concittadini come se avesse davanti i loro volti, destando in molti convinzione ed emozione: “Dopo questo discorso mi sento più italiana” mi ha confidato un’amica.

Lontani da questo sentimento si notano solo i seguaci della Lega e alcune frange del mondo cattolico tradizionalista che bollano come “catto-comunisti” anche i migliori tra i cattolici impegnati in politica, accusati di porre la Costituzione al di sopra del Vangelo. I Vescovi italiani e i nostri Vescovi umbri hanno manifestato la loro soddisfazione, motivata con convinta determinazione, come risulta dal messaggio del card. Gualtiero Bassetti, presidente della Ceu (vedi il suo intervento sopra).

Cosa hanno apprezzato i Vescovi e cosa apprezziamo noi? Molto è stato detto: la persona di Mattarella, la sua storia familiare, la sua formazione cattolica, la sua idea politica. Padre Spadaro, direttore della Civiltà cattolica, in un’intervista al Corriere della Sera (2 febbraio) ha ritenuto di trovare somiglianze di Mattarella con Papa Francesco, nello stile, nell’attenzione ai poveri, nel richiamo al “discernimento” prima di prendere decisioni, e in una fede convinta e praticata, ma non “muscolare”, non ideologica da imporre, ma da testimoniare. Forse si sta esagerando? Aspettiamo e stiamo a vedere. Intanto, siamo contenti.

Elio Bromuri