Un patrimonio spirituale in dono

Scuola della Parola. La testimonianza di Maddalena Santoro, sorella di don Andrea

La Scuola diocesana della Parola, lo scorso 16 dicembre, ha avuto come ospite Maddalena Santoro, sorella del sacerdote don Andrea Santoro, ucciso il 5 febbraio scorso nella chiesa di Santa Maria a Trabzon, in Turchia. Con molta lucidità ci ha raccontato la vita ed il significato della missione di don Andrea in Medio Oriente.Don Andrea manifesta sin da giovanissimo la sua volontà di diventare sacerdote con una determinazione che lo conduce in seminario a soli 13 anni. Viene ordinato nel 1970 e 10 anni dopo, prima di diventare parroco del quartiere romano Tiburtino, trascorre un periodo di sei mesi in Palestina. Quei sei mesi, passati percorrendo tutte le strade percorse da Gesù e dagli apostoli, lo trasformarono profondamente. Da lì nasce la vocazione nella vocazione, quella di essere inviato come fidei donum, poiché convinto che la Chiesa abbia un debito di riconoscenza nei confronti del Medio Oriente, in quanto luogo scelto da Dio per rivelarsi all’umanità. Non è però giunto ancora il momento. A Tiburtino don Andrea gira per le strade presentandosi e chiedendo l’aiuto di tutti per costruire la nuova chiesa che, a seguito di un pellegrinaggio in Palestina con i suoi nuovi parrocchiani, viene intitolata a Gesù di Nazareth. Nel 1994 gli viene affidata una nuova parrocchia e finalmente, nel 2000, la sua richiesta di essere sacerdote in Medio Oriente è accolta e parte per la Turchia. La vita di don Andrea nella sua nuova parrocchia è imperniata sulla preghiera e sull’accoglienza missionaria. Infatti, in Turchia, le pochissime chiese che non sono state trasformate in musei sono aperte più per garantire le visite turistiche che non l’utilizzo da parte della minoranza dei cristiani. In occasione di queste visite, don Andrea cercava di tessere dei legami, di aprire un dialogo tra fedi, di spiegare il cristianesimo a chi manifestava interesse. Vorrei concludere con le parole di don Andrea, tratte da alcune sue lettere raccolte nel volume Lettere dalla Turchia: ‘Cristianesimo e Islam devono accettare di fare a voce alta un esame di coscienza, senza timore di rivedere il proprio passato. Devono aiutarsi anzi a vicenda a purificare il proprio passato e la propria memoria. Solo dall’umiltà davanti alle proprie colpe e dalla misericordia davanti alle colpe dell’altro, può nascere una riconciliazione fatta di reciproca ‘assoluzione’ [‘]. Dialogo e convivenza non è quando si è d’accordo con le idee e le scelte altrui, ma quando gli si lascia posto accanto alle proprie e quando ci si scambia come dono il proprio patrimonio spirituale, quando ad ognuno è dato di poterlo esprimere, testimoniare e immettere nella vita pubblica e privata’.

AUTORE: Lara Carpinelli