Un serio esame di coscienza

Editoriale

Grande apprezzamento hanno ricevuto le parole del cardinale Bagnasco dette lunedì scorso al Consiglio permanente della Cei, appena concluso. “C’è da purificare l’aria”, hanno titolato molti giornali; “I vescovi contro Berlusconi”, hanno scritto altri. Il Presidente dei Vescovi italiani ha infatti detto che “i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l’aria e appesantiscono il cammino comune. La collettività guarda con sgomento gli attori della scena pubblica e l’immagine del Paese all’esterno ne viene pesantemente fiaccata”. Leggendo la dichiarazione, è difficile non pensare immediatamente al Presidente del Consiglio, per i motivi che tutti sanno. Ed è ancor più difficile non esprimere stupore di fronte ad una così lunga serie di suoi comportamenti, pubblici e privati, che da tempo occupano pagine e pagine di molti giornali; financo troppe, laddove si riferiscono dettagli più che altro morbosi o del tutto ininfluenti ai fini delle indagini processuali. Il mondo della politica ha abbondanti motivi per un serio esame di coscienza. Lo faranno tutti? C’è da dubitarne, nel leggere parecchie reazioni espresse a caldo ove si cerca, da una parte, di minimizzare il monito evaporandolo nel generico e, dall’altra, di strumentalizzarlo per scopi partitici; gli struzzi che nascondono la testa nella sabbia, e i partigiani che tirano la giacca verso la loro sponda politica. E c’è pure da interrogarsi sulla sincerità di chi, avendo sempre respinto come “interferenze politiche” ogni precedente intervento pastorale dei Vescovi in campo socio-politico, esulta ora per questa loro presa di posizione, decisa e come sempre di ordine pastorale, ma rivolta verso l’avversario politico. Il forte e opportuno richiamo dei Vescovi interpella tutti, credenti e non credenti, semplici cittadini e soprattutto i professionisti della politica. Perché se, primariamente, si fa politica attraverso leggi, atti di governo, scelte che riguardano la vita sociale, in modo indiretto la si fa anche mediante i comportamenti individuali che, volere o no, trasmettono soprattutto ai giovani messaggi positivi o negativi, valori o disvalori. Su questo piano, l’esame di coscienza va fatto da chiunque abbia pubbliche responsabilità, e per qualunque comportamento, pubblico o privato. Senza autoassoluzioni, senza sconti per gli amici e per i loro comportamenti immorali sotto vari profili e senza acredine per gli avversari. Ricordando comunque che, quando si punta il dito contro gli altri, tre dita sono sempre rivolte verso di sé.

AUTORE: Vittorio Peri