Una folla di fedeli ha risposto a Perugia all’invito di Papa Francesco a pregare per la pace

OLYMPUS DIGITAL CAMERANella chiesa di Santa Lucia a Perugia tanta gente ha accolto l’invito di Papa Francesco a pregare per la pace in Siria e nel mondo. La grance chiesa dedicata a Maria Regina della Pac e non è riuscita a contenede la folla dei fedeli venuta da ogni angolo della diocesi. Presente anche il parroco della Chiesa ortodossa rumena Ionut Radu il quale ha annunciato che domani anche nelle loro chiese si pregherà per la pace.

“È questa pace, innanzitutto, come dono e frutto dello Spirito, che stasera noi chiediamo con umiltà ed insistenza al Signore risorto” ha detto l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti nella riflessione proposta alla celebrazione della Parola, prima della recita del Rosario. “La vocazione degli uomini e delle donne di tutta la terra di ogni razza e religione, – ha aggiunto -è quella di poter formare una sola famiglia: la grande famiglia umana. SoltaOLYMPUS DIGITAL CAMERAnto se tutti gli uomini con l’aiuto di Dio si ameranno gli uni e gli altri vi sarà vera pace nel mondo e tutti i bimbi potranno vivere senza l’orrore della guerra”.

L’Arcivescovo poi si è fatto voce della preghiera dei presenti. “Signore, – ha detto – stasera noi siamo tanti, ti supplichiamo: allontana dal cuore degli uomini ciò che può mettere in pericolo la pace, confermaci tutti nella verità, nella giustizia, nell’amore ai fratelli. Ascolta il nostro grido unanime: mai più la guerra, spirale di lutti e di violenze, minaccia per tutte le tue creature”.
“Sono certo che quest’oggi un fiume di grazia sia sceso sulla terra” ha detto mons. Bassetti prima della benedizione finale, ricordando i milioni di fedeli che in tutte le diocesi del mondo oggi hanno risposto all’invito del Papa. Ha quindi congedato i fedeli invitandoli a mantenere ancora “questo clima di preghiera” nel tornare alle proprie case.
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IL TESTO DELLA RIFLESSIONE DI MONS. GUALTIERO BASSETTI ALLA
VEGLIA DI PREGHIERA PER LA PACE – 7 SETTEMBRE 2013Siamo dinanzi ad un momento drammatico per la storia dell’umanità e della Chiesa. La guerra civile che sta insanguinando la Siria, già più di centomila morti, rischia di estendersi a tutto il Medio Oriente con conseguenze ancor più ampie.Abbiamo accolto l’appello del Santo Padre che ha rivolto al mondo intero, domenica 1° settembre 2013 all’Angelus. Ha detto Papa Francesco: “Vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescenti: è il grido della pace! È il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che, in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra terra, ma, in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria. Quanti bimbi che non potranno più vedere  la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche… C’è un giudizio di Dio ed anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Ma non è mai l’uso della violenza che porta alla pace! Guerra chiama guerra, violenza, chiama violenza! Con tutta la mia forza chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione”.Mi piace anche rileggere con voi stasera uno stralcio della bella lettera delle Sorelle Trappiste di Siria, pubblicata da Avvenire: “«C’è un giudizio di Dio». Non affrettiamoci a liquidare questa frase pensando a coloro che hanno usato le armi chimiche, chiunque essi siano. Anche chi ha fatto a pezzi i cadaveri, e ha gettato la carne dei morti ai cani ha passato la linea rossa. Anche chi stupra, chi uccide i bambini sulle ginocchia dei genitori, chi massacra con disprezzo, in Siria e altrove. Chi fa, con la guerra i propri interessi, chi la usa per affermare la sua politica… Ma anche chi fa a pezzi i bambini nelle nostre cliniche dell’aborto, chi elimina gli “inutili” e gli anziani, chi perseguita la libertà di coscienza. È la stessa logica: ne stiamo passando tante, di linee rosse. Su tutto questo, «c’è un giudizio di Dio»… Non affrettiamoci a far giustizia, se non siamo disposti a cominciare da noi stessi… Ci vengono alla mente alcune parole di Isacco di Ninive: «Sii un perseguitato, ma non uno che perseguita. Sii un crocifisso, ma non uno che crocifigge. Sii pacifico e non zelante… Non sei un servo della pace? Almeno non essere un agitatore! Sappi che se da te uscirà un fuoco che brucerà gli altri, alle tue mani sarà chiesto conto delle anime di tutti coloro che quel fuoco avrà toccato. E se non sei tu a soffiare su quel fuoco, ma sei d’accordo con colui che vi soffia sopra e ti compiaci della sua azione, sarai suo compagno nel giudizio». Non lasciamoci ingannare: l’invito del Papa è un invito per la pace, ma è una vera e propria battaglia, fino all’ultimo sangue, il nostro, però, non quello altrui. È la lotta contro il nostro orgoglio, la sete del dominio, l’uso della violenza per sentirci grandi. Per questo il Papa ci ha invitati tutti, credenti e non credenti: è una lotta contro il Male, è in gioco la nostra umanità. E le nostre “armi bianche” sono il digiuno e la preghiera. Perché il digiuno? Per solidarietà con chi è nel bisogno. Per penitenza, cioè per chiedere a Dio il dono della pace, con umiltà e con la coscienza del nostro peccato. Facciamo gesti di pace, e accompagniamoli nel cuore con il pensiero di Isacco il Siro: «Come un granello di sabbia non bilancia una grande quantità di oro, così il bisogno di giustizia di Dio non bilancia la sua misericordia»”.

Mi è sembrato importante riascoltare con voi le parole dell’allocuzione di Papa Francesco, pronunciate durante l’Angelus di domenica scorsa e delle Sorelle Trappiste che acquistano una risonanza ancora più ampia dinanzi al brano del Vangelo di Giovanni: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui!”. Qui si raggiunge davvero il vertice della grandezza e dignità dell’uomo dal piccolo bimbo infante o addirittura nel grembo materno al malato terminale nell’Hospice. L’uomo è una creatura destinata ad essere divinizzata, ad essere inabitata da Dio… “E non abbiate paura dice Gesù perché, quando me ne sarò andato, il consolatore, lo Spirito Santo, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”. E quale è il grande frutto dello Spirito Santo? La pace: “vi lascio la pace, vi do la mia pace”. La pace è il dono del risorto, il dono della Pentecoste, la grande eredità per tutti i credenti e per tutti gli uomini di buona volontà. E’ questa pace, innanzitutto, come dono e frutto dello Spirito, che stasera noi chiediamo con umiltà ed insistenza al Signore risorto. La vocazione degli uomini e delle donne di tutta la terra di ogni razza e religione, è quella di poter formare una sola famiglia: la grande famiglia umana. Soltanto se tutti gli uomini con l’aiuto di Dio si ameranno gli uni e gli altri vi sarà vera pace nel mondo e tutti i bimbi potranno vivere senza l’orrore della guerra.
Signore, stasera noi siamo tanti, ti supplichiamo: allontana dal cuore degli uomini ciò che può mettere in pericolo la pace, confermaci tutti nella verità, nella giustizia, nell’amore ai fratelli. Ascolta il nostro grido unanime: mai più la guerra, spirale di lutti e di violenze, minaccia per tutte le tue creature.
Ricordo le parole accorate di Benedetto XVI durante la sua visita a Gerusalemme: “la città della pace”: “Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, ascolta il grido degli afflitti, di chi ha paura, di chi è privo di speranza; manda la pace su questa terra santa, nel Medio Oriente, in tutta la famiglia umana, muovi i cuori di quanti invocano il tuo nome, perché percorrano umilmente il cammino della giustizia e della compassione”.
Abbiamo udito le parole di Gesù: “vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo io la do a voi”.
Ricordo e mi martellano dentro le parole di Giorgio La Pira ad un convegno di giuristi del 1951, citando san Giovanni Crisostomo egli diceva: “ ‘Iddio chiederà conto di tutto il mondo a te’. Penso alle mie responsabilità, alle responsabilità dei politici che invece di ripiegarsi sui propri interessi dovrebbero sempre ricercare il bene comune. Penso alla responsabilità dei sacerdoti, dei genitori, di tutti gli educatori: ‘Iddio chiederà conto di tutto il mondo a te!’”.
Se è Gesù che dona la pace, pregare per la pace significa aprire il nostro cuore all’irruzione della potenza innovatrice di Dio. Egli con la forza edificante della sua grazia può creare aperture per la pace là dove sembra che vi siano soltanto ostacoli e chiusure; può rafforzare e allargare la solidarietà della famiglia umana nonostante la lunga storia di divisioni e di lotte.
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. La pace è una risposta che deve cominciare dal quotidiano: dobbiamo investire i gesti quotidiani di un significato nuovo di pace e fratellanza, di stare al proprio posto, di fare con dedizione il proprio dovere. Il nostro lavoro di ogni giorno, la vita in famiglia con i vicini e con ogni prossimo, può assumere una sfumatura nuova di pacificazione e accoglienza, di intesa e di comprensione reciproca.
Con la forza della fede e con l’aiuto del Signore si possono compiere grandi cose a favore della pace.
Beati gli operatori di pace, beati quei piccoli gesti quotidiani di affetto, di accoglienza e di amicizia che sono profezia di pace. Beato chi è fedele nel poco, perché lo sarà anche nel molto. Se disgraziatamente la guerra è entrata nelle nostre case, ossia nel nostro quotidiano, è allora ancor più urgente che parta proprio dalle nostre case l’opera di pacificazione e di umanizzazione delle relazioni sociali.
Concludo con una stupenda invocazione alla pace del Beato Giovanni XXIII: “Signore, illumina i reggitori dei popoli, affinché, accanto alle giuste sollecitazioni, per i benessere dei loro fratelli garantiscano e difendano il grande tesoro della pace; accendi le volontà di tutti a superare le barriere che dividono a rinsaldare i vincoli della mutua carità, ad essere pronti a comprendere, a compatire, a perdonare, affinché nel tuo nome le genti si uniscano e trionfi nei cuori, nelle famiglie, nel mondo la pace, la tua pace”. Amen!

†GUALTIERO BASSETTI
Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve