Una scelta difficile: la facoltà universitaria

Incontro promosso dalla Commissione Ceu per la scuola

Come può la scuola favorire un corretto sviluppo dei talenti dei ragazzi e una attenta valutazione delle loro capacità e delle loro inclinazioni? In che modo la famiglia, gli insegnanti, ma soprattutto l’Università, possono aiutare i ragazzi nella scelta della facoltà universitaria o di un futuro nel mondo del lavoro? Si è parlato di questo al terzo e ultimo incontro promosso dalla Commissione regionale per l’educazione, la scuola e l’università (Cresu) della Ceu dal titolo “Per non perdere l’orientamento” svoltosi sabato 7 maggio alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. Per rispondere a queste domande sono stati invitati Giovanni Carlotti, docente dell’Università di Perugia, Carlo Menichini, dirigente dell’Ipsia di Santa Maria degli Angeli, Silvia Angeletti, docente dell’Università di Perugia, e Simone Moretti, giovane studente di Fisica dell’Università di Perugia. La scuola e il mondo universitario in questi ultimi anni sono cambiati. Il livello di preparazione degli studenti si è abbassato e le università si sono dovute adeguare per permettere ai giovani di portare a termine gli studi. È tutta colpa delle scuole superiori? Probabilmente no. Oggi, rispetto a ieri, i corsi di laurea si sono moltiplicati ed è tutto un correre nel pubblicizzarle e per accaparrarsi gli iscritti. Ma stando a contatto con i giovani, i docenti si sono da tempo accorti che a questa aumentata possibilità di scelta non corrisponde un’aumentata capacità di scelta. “E i ragazzi, un po’ per immaturità, un po’ per scarsa autonomia e capacità critica, o a causa dei tanti messaggi contrastanti con cui spesso si imbattono, finiscono per fallire abbandonando il percorso di studio ancora prima del termine. E questo è un problema che interroga sia la scuola che l’Università” sostiene Carlotti. Forse quello di cui hanno più bisogno è essere accompagnati, aiutati nella scelta, perché diventino poi più autonomi. Per Silvia Angeletti “non si deve scegliere in base alle mode o alla possibilità di trovare meglio un posto di lavoro. Anche verificare la disponibilità del territorio è riduttivo. È meglio guardare oltre, all’Europa per esempio. L’importante è scegliere in base alle proprie predisposizioni, passioni e interessi personali”. E allora come orientare questi giovani? “Difficile dare una risposta – dice il dirigente Menichini. – Nelle scuole tecniche e professionali ci sono incontri con imprenditori locali, tirocini in azienda, con esperti esterni. Forse si potrebbe lavorare di più sugli incontri con le università. Scegliere non sempre è facile. Ma dobbiamo abituare i giovani a farsi delle domande alle quali dovranno autonomamente darsi una risposta. Il mondo del lavoro cerca giovani svegli, intelligenti e responsabili”. Apprezzata la testimonianza di Simone, giovane studente di Fisica. Ha vissuto sulla sua pelle l’indecisione nella scelta della facoltà universitaria. Fare medicina o fisica? “Le informazioni che l’Università ti dà non solo sufficienti” sostiene e questo non lo aiuta di sicuro. Supera il test d’ingresso in medicina, ma l’indecisione rimane. La scelta infine cade su Fisica, per la quale – ricorda – aveva una maggiore predisposizione. Un lodevoleesempioviene dallacittà di Lodi“L’ obiettivo dei tre incontri, al di là di far intervenire relatori che potessero dare più o meno ricette e soluzioni, è stato quello di far circolare le buone iniziative, perché nel campo educativo ne esistono tante ma spesso non si conoscono”. A conclusione del ciclo dei tre incontri promossi dalla Commissione regionale per l’educazione, la scuola e l’Università (Cresu), il cui tema era “Educare alla vita buona”, il coordinatore della Cresu, Giovanni Carlotti, è soddisfatto. L’iniziativa, che ha visto la collaborazione delle associazioni Aimc, Uciim, Diesse, Age, Agesc dell’Umbria era rivolto, come ricorda Carlotti, ai dirigenti scolastici, insegnanti, educatori e a tutti coloro che sono al servizio dei ragazzi, in vista dell’elaborazione di un patto educativo condiviso. Folta la partecipazione, soprattutto ai primi due incontri, come diversi sono stati gli interventi e le domande, soprattutto sulle buone prassi portate avanti da alcune realtà educative. Tra esse, quella al centro del secondo incontro, presieduto da Piero Cattaneo, dirigente scolastico della scuola secondaria di I grado “Griffini” di Casalpusterlengo (Lodi). Cattaneo ha raccontato le varie esperienze positive derivanti dalla collaborazione stretta tra scuola, famiglie e altre agenzie del territorio, a partire dalle associazione sportive, religiose e di volontariato, attuata a Casalpusterlengo. “Soprattutto – spiega Carlotti – come sia stato possibile, in una realtà territoriale certamente non molto grande, sedersi dietro un tavolo per creare insieme un progetto al servizio dei ragazzi. Perché se un ragazzo partecipa a più attività, se ha più interlocutori, possibilmente non dovrebbe ricevere messaggi contrastanti dalle varie agenzie educative”. E l’esperienza a quanto pare ha ricevuto un grande interesse, se nei giorni successivi all’incontro Cattaneo ha ricevuto diverse e-mail per avere una copia del documento e conoscere in modo più approfondito le varie fasi di questo “patto di corresponsabilità educativa del territorio”. L’incontro di Cattaneo si legava fortemente con il primo – ricorda Carlotti – tenuto da Ernesto Diaco, dal 2007 vice responsabile del Servizio nazionale della Cei per il progetto culturale. Diaco ha infatti aiutato ad approfondire i punti principali del documento dei Vescovi sull’educazione, che in sostanza chiamano tutti, a partire dalla scuola e dalla famiglia, a mettersi al servizio del progetto educativo per i ragazzi.

AUTORE: Manuela Acito