Una scuola per la vita

l’editoriale

All’inizio di un anno scolastico è giusto fissare lo sguardo e dedicare almeno un momento di riflessione sulla grande massa di giovani, allegri e spensierati, che danno vita e rallegrano le strade, le piazze e le aule scolastiche.

Nonostante i problemi ed anche le pessimistiche previsioni, rimbalzate sulla stampa dei giorni scorsi (La Nazione 8 settembre) secondo cui nell’arco di un secolo si avrà in Italia un “suicidio demografico” che porterà a 10 milioni gli abitanti italiani mentre il resto della popolazione sarà formato da stranieri, l’apertura delle scuole, dalla materna all’ultima classe delle superiori, e il primo suono della campanella, provoca un senso di novità e di vita per tutti. Questo segnale di partecipazione e socializzazione che passa trasversalmente e tocca in maniera più o meno diretta le famiglie non va perduto come ricchezza e valore collettivo.

La scuola non è solo un’istituzione di formazione e strumento di informazione e cultura, e non è poco; ma è anche una forte esperienza di vita che segna le persone per sempre nel bene e nel male. Chi non ricorda e non parla volentieri di insegnanti, magari barbosi o scontrosi o veri maestri e amici ed anche modelli di vita e soprattutto di compagni e compagne, di avventure e di fidanzamenti e matrimoni.

La scuola è una grande occasione ed opportunità di vita vera, dove si fanno esperienze primarie e decisive, che gli educatori non devono sottovalutare. Con il venir meno della leva militare obbligatoria e con la trasformazione dell’Università di massa, la scuola primaria e secondaria è rimasta un’occasione unica per crescere come persone.

All’inizio dell’anno scolastico si forniscono dati della scolarizzazione, compresi quelli delle perdite scolastiche. Molti giovani non riescono a raggiungere i traguardi prefissati. Alcuni preferiscono accedere più presto possibile ad un posto di lavoro qualsiasi per un guadagno immediato, non concludendo il ciclo della scuola dell’obbligo.

Si perdono per strada anche a causa di scelte sbagliate, come dice Carlotti nella intervista a pagina 3 de La Voce di questa settimana. Purtroppo la frase “perdersi per strada” evoca un significato tragico per le vittime della strada in gran parte giovani.

È appena conclusa una conferenza regionale sul nuovo codice della strada (Sala dei Notari di Perugia 8 settembre) durante la quale si è parlato dei morti sulle strade umbre, 18 in un anno e delle migliaia di incidenti stradali. Una questione che ha a che fare anche con la scuola per l’educazione, la preparazione e la prevenzione che si deve inculcare efficacemente.

Si perdono per strada anche giovani attratti da comportamenti trasgressivi, visti nei media e nella rete digitale. La scuola è un cantiere di costruzione di speranza, condizione essenziale di crescita umana. Quel grande amico dei giovani che è stato Giovanni Paolo II ha saputo dire: “Nessuna paura è così grande da poter soffocare completamente la speranza che zampilla eterna nel cuore dei giovani. Non lasciate che quella speranza muoia! Scommettete la vostra vita su di essa” (Messa conclusiva Gmg 2002). Una frase da mettere, accanto al crocifisso, in ogni aula scolastica.

AUTORE: Elio Bromuri