Unica via: tornare ai fondamenti

Al Centro ecumenico, mons. Chiaretti ha fatto il punto sulla situazione attuale del dialogo tra Chiese cristiane nel mondo

La vigilia della partenza di Benedetto XVI per la Turchia, lunedì 27 novembre, presso il Centro ecumenico San Martino si è svolta una riunione in cui si è fatto il punto sulla situazione dell’ecumenismo nel mondo. Mons Chiaretti, in qualità di membro del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, ha avuto modo di partecipare alla ‘plenaria’ costituita da 45 vescovi di tutto il mondo e di venire a conoscenza delle situazioni esistenti nei Paesi cattolici sulle relazioni esistenti tra le Chiese e comunità cristiane, offrendo un ampio panorama. Il nucleo più nuovo del discorso è là ove ha affermato che, pur permanendo l’impegno, ovunque, a percorrere la strada verso la comunione, si devono assumere forme nuove. Oggi sono divenute più urgenti le questioni della vita pratica che quelle della verità. Nella sensibilità dei membri delle Chiese, e comunità cristiane, è avvenuto un passaggio dalla prevalenza di temi teologici riguardanti l’ortodossia, alle questioni della vita pratica, l’ortoprassi. E proprio su questo terreno si stanno operando nuove divisioni, anche all’interno delle Chiese, come succede nella comunione anglicana. Altra novità è la sempre più massiccia diffusione dei cristiani ‘evangelicali’ (evangelicals) e pentecostali, che si allontanano dalle Chiese protestanti storiche e formano una galassia indistinta, ove la fede è vissuta a livello emozionale più che dottrinale, e le due verità fondamentali della fede, l’Incarnazione e la Trinità, talvolta perdono i connotati netti propri della tradizione apostolica. Per fare un esempio mons. Chiaretti ha riferito il dato del passaggio dal cattolicesimo a questo tipo di comunità cristiane nella misura dell’1% l’anno, e ciò significa che nel giro di pochi decenni la Chiesa cattolica brasiliana perderà la metà dei suoi fedeli. In riferimento alle Chiese ortodosse l’arcivescovo ha sottolineato l’importanza del riavvicinamento della Chiesa greco – bizantina e latina sulla base di quanto era oggetto di fede nel momento della divisione. Camminando insieme, vi sarà una maggiore comprensione di tutti i contenuti della fede, attraverso quello stile che fu detto dello scambio di doni tra Chiese e confessioni cristiane diverse. I nodi da sciogliere tra cattolici e ortodossi sono da tempo il primato del Papa e l’unionismo o uniatismo, che si riferisce a quelle comunità ortodosse passate nel cattolicesimo conservando riti e costumi bizantini. Il motto è ritornare al Kérygma, ai principi fondamentali dell’ecumenismo, all’essenziale della fede e alla preghiera di Geù che siano una cosa sola. Citando il card. Kasper, l’ecumenismo del futuro o sarà fondamentale e spirituale o non sarà. Si è parlato anche abbondantemente di Turchia e della situazione dei cristiani in quel Paese, con un’ampia testimonianza personale di Guido Panico che quella terra ben conosce, dove è stato per la preparazione del pellegrinaggio papale. Ci si è domandati il perché tante Chiese fiorenti e sorgenti del cristianesimo siano state ridotte a piccoli segni di presenza poco più che simbolica.

AUTORE: E. B.