Università italiane? Meglio all’estero

Inaugurato il 697'Anno accademico dell'Università di Perugia. La relazione del rettore Francesco Bistoni

L’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Perugia ritorna ogni anno con il suo sfarzo di ermellini e il pieno delle autorità cittadine. È un momento in cui l’Università si apre alla città e alla regione e si pone in dialogo anche con lo Stato rappresentato quest’anno dal ministro delle Attività produttive Antonio Marzano. Nella relazione inaugurale del Rettore Francesco Bistoni sono stati illustrati i temi dell’attuale situazione dell’università in generale e dell’ateneo perugino in particolare. Bistoni ha tenuto a precisare che non intendeva fare un discorso puramente celebrativo, quanto mettere a fuoco le difficoltà che attraversano oggi tutte le università, costrette anche a fare autocritica. ‘È indispensabile individuare con chiarezza – ha affermato il rettore – i mali che oggi affliggono l’Università, riconoscendo le nostre responsabilità e le nostre manchevolezze nell’ambito del processo di crisi in atto. Ammetto, insomma gli errori, quelli che hanno reso le università italiane scarsamente attraenti per gli studenti stranieri, poco ambite per i ricercatori che intendano lavorare nel nostro Paese, mentre molti dei nostri migliori talenti scelgono di operare all’estero’. Ammette persino che ‘la cura e il rispetto per lo studente e per la sua crescita culturale non siano sempre sentiti come compiti primari da parte di chi opera nell’Università’. Una dura e franca considerazione che spiega il malessere esistente nel mondo degli studenti e dei giovani in generale, se si considera che, nonostante tutto, questi affollano le aule universitarie con la speranza il più delle volte vanificata di trovare alla fine uno sbocco professionale proporzionato agli studi compiuti. Bistoni ha messo il dito nella piaga quando ha aggiunto, quasi con un grido di dolore, che ‘gli atenei sono nell’impossibilità di dare ai giovani e alle loro famiglie le risposte che essi si attendono’ e ciò è dovuto in massima parte dalla mancanza di risorse economiche che sono ben lontane da quelle degli altri Paesi. Passando ad illustrare l’attività dell’università di Perugia ha fatto un ampio bilancio positivo e di qualità sul piano della produzione scientifica e dell’attività didattica. Questa relazione puntata sull’attualità è fatta anche in prospettiva del settimo centenario di fondazione dello Studium generale che scade fra quattro anni (quest’anno accademico è il 697′. Per quella data sono programmate degne celebrazioni. Il Rettore ha ricordato al termine della sua relazione i docenti scomparsi Virgilio Gallai, Mario Marte, Giovanni Sbaraglia, Maurizio Severini. Il ministro Marzano ha sollecitato i centri universitari di ricerca ad ‘incrementare il flusso di trasferimento delle conoscenze alle imprese produttive, per favorire l’innovazione’. Riconosce l’esiguità delle risorse investite nella ricerca (l’1 per cento del Pil), ma ritiene che la bassa quota deriva dalla scarsa partecipazione dei privati. È stato fatto riferimento anche al polo universitario ternano che fa parte integrante dell’Ateneo umbro. Al termine della cerimonia a palazzo Murena il rettore con il senato accademico si è recato a palazzo Donini dalla Giunta regionale accolto dalla presidente Maria Rita Lorenzetti e dall’assessore Gaia Grossi. La stessa visita, come da tradizione, si è poi svolta a palazzo dei Priori per rendere omaggio al sindaco Renato Locchi. Non è mancata la voce degli studenti, rappresentati da Eniva Mungo. La studentessa, con parole franche ha criticato soprattutto gli enti locali per non aver risposto adeguatamente alle esigenze degli studenti fuori sede per le loro necessità di alloggio ed ha richiesto la riforma dell’Adisu, l’organismo che predispone l’assolvimento del diritto allo studio.