Un’occasione di grande fraternità tra gli anziani e l’Arcivescovo

Celebrazione in cattedrale della solennità di Cristo Re e della "Festa della fraternità"

Nella solennità di Cristo Re, domenica 23 novembre, abbiamo celebrato a Spoleto la Festa della Fraternità per gli anziani della diocesi. Moltissimi, quelli venuti per la solenne concelebrazione eucaristica nella Cattedrale, presieduta dall’arcivescovo mons. Riccardo Fontana, il quale già da vari anni resta fedele a questo appuntamento da lui particolarmente voluto. E’ giusto che la Chiesa abbia un occhio tutto particolare per i suoi anziani. E’ l’età nella quale la vita, se non è illuminata dalla fede, può inclinare a melanconia e tristezza, se non addirittura a solitudine e vuoto. Eppure ben altra è la realtà: non la fine – come è stato giustamente detto – ma il “fine” del nostro stesso vivere. E ben ha richiamato mons. Fontana, nella sua omelia, l’esodo degli Ebrei dall’Egitto, il superamento della schiavitù, la conquista della terra promessa. Cristo è il nostro Re, ma non certo alla maniera degli umani: come abbiamo ascoltato nel Vangelo, il suo regno non è di questo mondo. Regnare, per Lui, è servire, fino a dare la sua stessa vita per la nostra libertà, nella verità. Richiamando la seconda lettura (Apocalisse 1, 5-8) l’Arcivescovo ha perfino accennato, riferendosi all’originale greco, come sia continuamente in atto questo processo di liberazione che viene a noi dal Sangue di Cristo. Nel “Padre nostro” continuiamo a invocare “Venga il tuo regno”, poiché non può dirsi già del tutto venuto, proprio oggi che a Gerusalemme si muore e si sgozza in nome di Dio. Con il suo sacrificio Cristo “ha fatto di noi un regno di sacerdoti”, i quali nell’offerta si fanno partecipi della sua stessa regalità. Al tempo dell’antico Israele, soltanto i sacerdoti del tempio potevano avere accesso alla divinità, ma oggi, col battesimo, fatti figli di Dio e fratelli di Cristo, tutti possiamo rifugiarci tra le braccia del Padre. Lo sanno i bambini tutto questo? E chi gliene parla? Avanti allora, cari nonni e nonne, parlatene voi, oggi che neppure gli adulti sembrano ricordarlo. Non si può esitare, tra successo, denaro e potere da una parte e vittoria sul peccato e sulla morte dall’altra. Diceva bene santa Rita: “Meglio morti che dannati!” Ci sorride la visione di Daniele (prima lettura): il figlio dell’uomo che appare al di sopra delle nubi e a lui il ‘vegliardo’ dà potere, gloria e regno… un regno che non verrà mai meno. Regno “di verità, di vita, di santità, regno di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace”. Libertà che va oltre la morte, superate di getto le infinite ‘buffonate’ dietro cui tanti sono quelli che si perdono. L’essenziale è avere tre bravi passaporti, per quando san Pietro ci chiederà: “Sei tu amico di Dio?” Appunto, anzitutto il passaporto dell’amicizia con Dio, poi quello della libertà, nel perfetto dominio di sé, e infine quello dell’amore. Allora non temiamo più nulla. La messa è stata applicata secondo le intenzioni, tutte le intenzioni, dei presenti, particolarmente in suffragio dei loro defunti: quei nostri cari che pregano continuamente per noi e che sentiamo così presenti in questa nostra liturgia, terrestre e celeste insieme. Continuiamo il nostro cammino verso la verità e la liberazione. La diocesi è un grande cantiere, con tutto un suo preciso programma, esplicitato nel Calendario pastorale 2003/04 che i diaconi hanno distribuito al momento dell’offertorio. Al termine, prima della Benedizione e dell’omaggio alla SS.ma Icone, mons. Fontana ha voluto ringraziare i tanti intervenuti, superando difficoltà anche gravi. E’ seguito il momento conviviale nei locali dell’Inpdap, gentilmente concessi, per un rapporto sempre più intenso che costruisca la nostra Chiesa come autentica famiglia. E’ la gloria del Regno.

AUTORE: Agostino Rossi