Veglia ancora su di noi

Si trovava nella cappella del vecchio ospedale, ma era ormai rovinato dal tempo. Una Fondazione si prende cura della nuova cappella

Lo scorso 10 febbraio si è celebrata la XIX Giornata del malato, un appuntamento di grande rilievo che ad Orvieto ha avuto un evento in più, il ritorno del grande crocifisso ligneo del ’700 nella cappella dell’ospedale. E’ stata una giornata intensa per la comunità di Orvieto e per l’ospedale, luogo di malattia, di sofferenza, di lacrime, di gioia, di speranza e di guarigione. Il crocifisso ligneo era al centro della cappella del vecchio ospedale, la chiesa di San Giacomo Apostolo. Poi c’è stato il trasferimento del nosocomio e del luogo di culto. E nel nuovo ospedale era previsto uno spazio di preghiera, anonimo, spoglio, freddo. Comunque i fedeli sono entrati a pregare per lungo tempo, si sono riuniti in raccoglimento nel silenzio. Intanto la grande croce sull’altare si andava rovinando con il legno segnato dal tempo, le parti dipinte rovinate dalla luce del sole che entrava sferzante dai vetri della cappella. Insomma quel crocifisso, che simboleggiava la sofferenza e la compassione e che vegliava sui pazienti, sugli operatori sanitari, sui medici e sui familiari dei malati, era in condizioni critiche. Una Fondazione privata, che desidera rimanere anonima, ha preso a cuore l’intera struttura sacra dell’ospedale. E in particolare il crocifisso ligneo che rappresentava e rappresenta la continuità e il legame indissolubile tra il vecchio e il nuovo ospedale. Sono iniziati gli interventi. Si è reso più raccolto il luogo di preghiera con la bussola d’entrata che isola la cappella, la rende una struttura inserita nel complesso ospedaliero ma separata dalle voci, dal lavoro, dal passaggio delle tante persone che quotidianamente si recano in ospedale per visite, cure, medicazioni e analisi. Passando dal corridoio, però, la cappella si vede, e dal 10 febbraio si vede anche l’imponente crocifisso sull’altare. È mancato, in quest’anno di restauro, curato da Stefano Brancaccia; c’era un vuoto che non poteva essere colmato se non dal ritorno del crocifisso. All’inizio della cerimonia, nel momento in cui è stato scoperto, gli sguardi della gente non riuscivano a staccarsi da quell’espressione intensa di sofferenza del Cristo in un lungo momento di silenzioso raccoglimento e preghiera. E la cerimonia è stata ancora più emozionante perché era lì la comunità, specialmente quella di Ciconia che ha voluto “adottare” la cappella dell’ospedale. È stata significativa, in tal senso, la partecipazione del coro dei genitori dei neo-cresimati, dei giovani della parrocchia e dei tanti fedeli, dei malati e degli operatori sanitari che non hanno voluto perdere un’occasione importante e irripetibile. Erano lì, raccolti, quei cittadini che solitamente vedono l’ospedale con paura e che invece, alcuni per la prima volta, lo vedevano come luogo di speranza, di salvezza, di compassione e di gioia. La messa si è caratterizzata per la sua semplicità e la grande partecipazione pubblica, delle autorità (Vincenzo Panella, direttore generale della Asl 4, Ermete Gallo direttore sanitario dell’ospedale, Toni Concina sindaco di Orvieto), dei medici e degli operatori sanitari. Mons. Giovanni Scanavino ha voluto sottolineare, durante l’omelia, la grande attualità del Vangelo che in ogni pagina parla della malattia, della speranza e della vita. Ora sicuramente l’ospedale sarà ancora di più sentito come parte integrante della città di Orvieto. La Fondazione che ha restaurato il crocifisso ha voluto regalare anche un altro prezioso dono, una corona in oro per la statua della Madonna, opera del gioielliere Giuseppe Pepere. Crocifisso e statua dell’Immacolata Concezione attendono ogni giorno i fedeli. Quotidianamente, infatti, viene esposto il Santissimo per permettere a chi lo vuole di raccogliersi in preghiera in un momento di dialogo esclusivo con il Padre lasciando fuori i problemi e le sofferenze quotidiane.

AUTORE: Alessandro Li Donni