Vescovi pellegrini a difesa del creato

Delegati degli Episcopati europei hanno seguito un cammino lungo il Danubio. Ne è scaturito un messaggio:“Chiesa in Europa, rinnova il tuo impegno per la salvaguardia del creato”

Un documento delle Chiese europee per la salvaguardia del creato. Intitolato Chiesa in Europa, rinnova il tuo impegno per la salvaguardia del creato, è il primo frutto del “pellegrinaggio di speranza per l’Europa”, condotto dall’1 al 5 settembre da vescovi e delegati per la salvaguardia del creato delle Conferenze episcopali europee. Organizzato dal Ccee (Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa), il cammino è partito da Esztergom, in Ungheria, e dopo aver attraversato la Slovacchia sostando a Bratislava è giunto in Austria, terminando al santuario di Mariazell, “punto di ritrovo per i pellegrini di tutt’Europa”, come lo ha definito l’arcivescovo di Vienna, card. Christoph Schönborn. “Senza il rispetto del Creatore la creazione si perde”, ha commentato il Cardinale, ricordando che “Dio è al primo posto” e “solo l’adorazione del Creatore ci dà il senso della creazione, che è un suo dono”. Un appello delle Chiese europee. “Rivolgiamo un appello – scrivono i Vescovi europei nel messaggio finale del pellegrinaggio – ai giovani, alle famiglie, alle comunità parrocchiali, ai monasteri, alle scuole, ai seminari e alle università affinché rinnovino il loro impegno nei confronti della vocazione di avere cura della nostra dimora terrena incoraggiando la diffusione, lo studio e l’attuazione di questi principi che offrono un’indicazione chiara e persuasiva di speranza per l’umanità”. Il testo invita a “dare vita a preghiere e azioni comuni con altre Chiese e comunità ecclesiali cristiane”, ricordando il momento di preghiera ecumenico che si è tenuto a St. Pölten, e incoraggia “le Chiese locali a impegnarsi nell’iniziativa del Creation Time (tempo per il creato) sostenuta dalla III Assemblea ecumenica europea che si è tenuta a Sibiu (Romania) nel 2007”. Inoltre, l’invito a “un dialogo più ampio” rivolto alla comunità politica, “del quale abbiamo sperimentato il reciproco beneficio nel corso di questo pellegrinaggio”. La tradizione biblica. “Nella speranza d’ispirare un rinnovato impegno rispetto alle dimensioni spirituali e morali della questione ecologica, i delegati – prosegue il testo – hanno attirato l’attenzione sul ricco patrimonio di valori che nasce dalla tradizione biblica, patristica e teologica radicata nella ragione umana e che viene proposta all’umanità attraverso la dottrina sociale della Chiesa”. Nello specifico, viene posto in evidenza “l’impegno nei confronti del bene comune di tutti, riconoscendo che il bene di ciascuno di noi dipende dal benessere di tutti”; “il rispetto per la destinazione universale dei beni della terra, respingendo tutti i tentativi di dominare ingiustamente, consumare eccessivamente, limitare o commercializzare quei beni donati da Dio dai quali ciascuna persona dipende per la propria esistenza”; “la sussidiarietà, notando che le azioni intraprese a livello locale coinvolgendo le famiglie, le parrocchie e le scuole sono essenziali per il futuro dell’ambiente globale”; “la solidarietà, inclusa la disponibilità a sacrificare i guadagni personali e a breve termine a beneficio degli altri, in particolare i poveri e gli indifesi”; “la giustizia distributiva, assicurandosi che coloro che inquinano meno, come ad esempio i poveri e gli indifesi, non siano i più colpiti dalle conseguenze della crisi ambientale”; “la giustizia intergenerazionale, agendo ora con prudenza e precauzione nell’interesse dell’esistenza stessa delle generazioni future”. La speranza di migliorare il mondo. “Senza Dio la cura del creato diventa un’ideologia o frutto dell’utilitarismo, e non rispetto per ciò che è un valore in sé”, commenta il segretario generale del Ccee, padre Duarte da Cunha, facendo riferimento alla dimensione religiosa del pellegrinaggio appena concluso. Inoltre, aggiunge, in queste giornate “non ci siamo limitati a parlare, ma abbiamo condotto un’esperienza concreta d’incontro personale tra i partecipanti, vivendo insieme in diversi ambienti della natura”, e proprio da questo può uscire maggior vigore “per affrontare quelle sfide che il Papa ci indica nella custodia del creato, a livello tanto di Chiese locali quanto di Conferenze episcopali nazionali, e dunque per tutta l’Europa”. Un passaggio del documento finale, che ripercorre quanto vissuto da Esztergom a Mariazell, fa appello ai politici: questo, prosegue il segretario del Ccee, proprio perché “nel nostro cammino abbiamo incontrato esponenti politici a diversi livelli, confermandoci nella convinzione che è importante, da parte di chi ha responsabilità pubbliche, mantenere aperto e vivo il dialogo con la società, e quindi anche con le Chiese. La mancanza del dialogo porta a un cammino di distruzione”. I cristiani hanno una responsabilità particolare verso il creato, alla luce della ragione e della fede. E se, sul piano della ragione, “quello che è vero per i cristiani lo è per tutti”. Dalla fede viene una “luce nuova che li impegna a capire e agire di conseguenza: la fede porta la speranza, ed è per questa speranza che vale la pena migliorare il mondo”.

AUTORE: (Fonte: Sir)