Volontariato e Regione ri-provano a fare rete

Dopo anni, torna la Conferenza regionale del volontariato

La Regione invita, e le associazioni di volontariato rispondono. O almeno, questo è l’auspicio per la Conferenza regionale del volontariato convocata per il 20-21 maggio al centro congressi “Alla Posta dei Donini” a San Martino in Campo, Perugia. Per Carla Casciari, vice presidente della Regione Umbria con delega al Welfare, “l’Anno europeo delle attività di volontariato è un’occasione per promuovere su tutto il territorio regionale un percorso partecipativo che renda questo mondo protagonista di un confronto attivo e proficuo con le istituzioni”. La Conferenza regionale, che “torna dopo anni”, vorrebbe “mettere insieme le organizzazioni umbre per fare rete e dare forza alla loro attività quotidiana”, ma anche per rilanciare “un percorso di partecipazione del volontariato e dell’intera società civile alla costruzione delle politiche regionali”. Come farlo, ancora non è chiaro. Suggerimenti potrebbero venire dalla Conferenza stessa, ma, visti gli esiti dei processi di partecipazione finora attuati (il pensiero corre al Piano sociale approvato dopo la Conferenza regionale del welfare) tra le associazioni c’è chi fa fatica ad immaginare un reale ed effettivo accoglimento, da parte della Regione, delle idee e proposte che vengono dalla società civile. La Vice presidente ha anche evidenziato che “il percorso che ha portato alla Conferenza è stato articolato e molto partecipato, e ha previsto anche due open space, di cui uno a Perugia e uno a Terni, realizzati con la collaborazione dei Cesvol”. La Conferenza quindi, con i quattro gruppi di lavoro previsti nel pomeriggio di venerdì 20 maggio e la tavola rotonda del giorno successivo, dedicata alla cultura e ai valori del volontariato (sei relatori, tra cui l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti), “lancia un anno di attività in tutta la regione che saranno promosse anche attraverso un calendario dal titolo Insieme, per l’Anno europeo del volontariato”. Tra gli appuntamenti, in autunno, un approfondimento della legge nazionale sul volontariato, la 266 del 1991, a vent’anni dalla sua approvazione. Un legge che, con quella regionale, “ha bisogno di essere aggiornata” ha commentato Luigi Lanna, presidente del Cesvol di Perugia, “perché è cambiata la realtà di cui si occupa”.Gli oratori e ilvasto mondodei volontari“ignoti” La Conferenza regionale del volontariato è aperta a tutti i volontari e a tutte le associazioni, non solo a quelle iscritte al Cesvol o al Registro regionale del volontariato (nel quale, nel 2010, se ne contavano 525). Il presidente del Cesvol di Perugia, Luigi Lanna, dal suo osservatorio ha il polso della situazione, e al Cesvol assegna il compito di favorire la crescita delle organizzazioni più piccole. Lo abbiamo intervistato. Quando si parla di volontariato in Umbria si portano i dati delle iscrizioni al Registro regionale, ma molte sono le realtà che non sono iscritte né al Registro né al Cesvol…“Il volontariato è molto più ampio e soprattutto è ‘liquido’ nel senso che di anno in anno ci sono cambiamenti nelle mission, obiettivi, risorse. Non sono cambiamenti per ‘moda’ ma a volte si diventa volontari perché si seguono obiettivi del momento. Per esempio volontari per un obiettivo specifico come la difesa dei beni comuni quali terra, aria, acqua, pace”. Il volontariato non è solo negli obiettivi, ma anche nelle persone. “Molte volte si dimentica che gli oratori e i gruppi giovanili che nascono e fioriscono intorno agli oratori sono gruppi di volontari, ma il senso comune li attribuisce ad iniziative del parroco. Eppure quelle sono azioni di volontariato nel senso più puro, cioè giovani che vogliono mettersi insieme non solo per fare qualcosa ma per cambiare qualcosa. Il fenomeno degli oratori viene il più delle volte sottaciuto”. C’è l’idea comune che il volontario sia quello che fa azione sociale, con gli anziani e così via…“Io farei una distinzione tra volontariato ‘obbligatorio’ e volontariato ‘per scelta’. Il primo sono quasi tutte le associazioni di familiari, ‘volontari obbligatori’ che curano portatori di malattie nell’ambito della propria cerchia, intendendo per famiglia anche una cerchia più estesa. Ad esempio l’Associazione italiana persone Down nel suo statuto prevede che possano essere soci soltanto i familiari di persone affette da sindrome di Down. Ci sono ancora altri tipi di volontari, per esempio quelli delle cooperative sociali. Questi volontari non vengono calcolati perché non ci sono registri nazionali o locali, ma solo quello della cooperativa nella quale offrono servizi alla persona”.

AUTORE: M. R. V.